
Il premier ha provato fino alla fine a difendere la norma ma il muro di Pd, Leu e Italia Viva pare abbia avuto la meglio
I lavori per arrivare al testo definitivo del Decreto Semplificazioni continuano senza sosta. Ieri sera si è tenuta a Palazzo Chigi una riunione fiume ma dopo quattro ore di confronto la maggioranza ha deciso di aggiornarsi ad oggi. “E’ una discussione aperta, ci sono probabilità che arriveremo a un testo innovativo“, ha detto il vice segretario Pd Andrea Orlando al termine. Su questo non vi è alcun dubbio. Il problema è capire quando, dato che i ritardi sull’emanazione di importanti testi normativi non sono affatto nuovi a questo Esecutivo.
Anche perché molti nodi stanno vendendo al pettine. Dopo lo scontro tra Pd e il Movimento sul Mes che non accenna a placarsi (leggi qui), adesso pare che il condono edilizio (che poi condono non è perché rimangono le sanzioni) sia stato stralciato dal testo del decreto (guarda qui di cosa si tratta). Il premier ha provato fino alla fine a difendere la norma. Ma la tenaglia tra dem, Leu e Italia Viva ha avuto la meglio. I tre partiti sono concordi sulla necessità di velocizzare le procedure ma sono contrari seguire la rotta del precedente Governo con la Lega. Speranza non ne vuol sapere e va subito al punto: “Questo testo proprio non va, in sostanza dà ai Comuni il potere di sanare gli abusi con varianti edilizie. E poi, cosa c’entra con le semplificazioni?“.
E non è tutto perché si opta per espungere anche le norme che prevedevano procedure più snelle per le assunzioni nella Pa, in particolare per il Mibact e per gli incarichi dirigenziali a termine a chiamata.
Alla fine pare che il premier abbia ceduto, viste le tensioni incrociate che mettono a rischio la tenuta della maggioranza. D’altronde questa è l’ennesima spia di un malcontento generale soprattutto degli esponenti del Pd che soffrono ogni giorno di più le decisioni (o le scelte mancate) del capo del Governo.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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