
Il premier olandese Rutte ribadisce il suo no a contributi a fondo perduto
All’Italia devono arrivare aiuti in forma di prestiti, non sussidi a fondo perduto. La posizione dell’Olanda ed in generale dei Paesi frugali non cambia: sì allo strumento del Recovery Fund, il fondo per la ripresa stilato dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen e ribattezzato Next Generation EU (leggi qui), ma si tratta di prestiti, non di sovvenzioni gratis, che quindi poi devono essere restituite. E non è tutto perché nell’intervista rilasciata al magazine 7 del Corriere della Sera il premier olandese Mark Rutte picchia duro ed invita il nostro Paese a fare da solo la prossima volta. “L’Olanda capisce e appoggia l’appello alla solidarietà. Dobbiamo solidarietà ai Paesi più colpiti dalla pandemia, sapendo però che anche noi siamo stati colpiti gravemente – ha spiegato nell’intervista. – Ciò significa che gli Stati i quali necessitano e meritano aiuto devono anche far sì che in futuro siano capaci di affrontare da soli crisi del genere in modo resiliente. Un sistema di prestiti è molto più logico. Anche quelli sono aiuti. E dalle analisi della Commissione, sappiamo che la sostenibilità del debito di Italia e Spagna non sarà diminuita da nuovi prestiti. Per questo la nostra posizione è che l’aiuto dev’essere fatto di prestiti, non di contributi“.
La dichiarazione di Mark Rutte non stupisce, anche perché i Paesi frugali non hanno mai mollato la presa in questo senso (guarda qui). Ovviamente la speranza era che si potesse far cambiare loro opinione. C’ha provato anche Conte nel colloquio telefonico che ha avuto proprio con il collega Rutte in vista del Consiglio europeo del prossimo 17 luglio che, all’ordine del giorno, avrà appunto il Recovery Fund e l’utilizzo o meno da parte dell’Italia del MES, altra questione spinosa che divide il mondo politico italiano (approfondisci qui). D’altronde anche la stessa cancelliera tedesca Angela Merkel, parlando al telefono con Conte, aveva raffreddato ogni speranza di un possibile ammorbidimento da parte dello zoccolo duro dell’Ue, formato da Olanda, Danimarca, Svezia ed Austria. Da poco si è aggiunta anche la Finlandia.
Non c’è niente di personale. Rutte stima Conte e proprio per questo in futuro spera in una sua maggiore autonomia. “I rapporti tra Olanda e Italia sono eccellenti. Siamo entrambi Paesi fondatori, insieme a Belgio, Lussemburgo, Francia e Germania. Il mio rapporto personale con Giuseppe Conte è forte e amichevole – ha spiegato. – E le relazioni sono molto migliori di quanto si possa pensare se ci si basa sui media, soprattutto negli ultimi tempi. Io credo che un’Europa forte sia nell’interesse di tutti. E questo significa anche un’Italia forte. Ammiro ciò che fa Conte, cercando di varare un pacchetto di riforme mirate ad aumentare la produttività e la competitività dell’Italia, incluse misure impopolari. È un buon inizio e spero prosegua. Perché è cruciale che la prossima volta l’Italia sia in grado di rispondere a una crisi da sola“.
Dal canto suo, la cancelliera Angela Merkel si è mostrata fiduciosa nella capacità europea di trovare una soluzione che alla fine unisca tutti. Nel discorso con cui ha aperto il semestre tedesco di presidenza dell’Unione europea, iniziato ieri (leggi qui), la Merkel ha lanciato l’appello a “rendere di nuovo forte l’Europa“, affossata dagli effetti del COVID. “Certo, riguardo al Recovery Fund, le posizioni sono ancora lontane – ha detto – ma la speranza è che in questi momenti difficili per l’Ue, le divergenze possano essere superate“.
di: Maria Lucia PANUCCI
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