“Debito elevato e debole crescita strutturale continueranno a pesare”
Fitch conferma il rating dell’Italia a BBB-. L’agenzia lo aveva già tagliato ad aprile quando a sorpresa si era espressa in piena pandemia con un downgrade. Il giudizio è appena un gradino sopra il livello junk e si allinea alla valutazione di Moody’s (“Baa3”, ultimo scalino prima dei titoli “spazzatura”). Dal canto suo, quello di S&P è migliore (“Bbb” con outlook negativo). L’outlook resta stabile, in quanto gli esperti di Fitch ritengono che gli acquisti di asset della Banca centrale europea faciliteranno la risposta fiscale dell’Italia alla pandemia e allenteranno i rischi di rifinanziamento.
Fitch ha aggiornato al ribasso le stime sul Pil italiano prevedendo che scenderà del 9,5% quest’anno, seguita da una ripresa della crescita del 4,4% nel 2021 e del 2,1% nel 2022. «Nell’anno in corso – scrive – prevediamo che il disavanzo di bilancio supererà il 10% del Pil e rimarrà superiore al 6% nel 2021». Secondo gli analisti dell’agenzia, il debito pubblico molto elevato e una crescita economica strutturalmente debole continueranno a pesare sul rating.
Farà meglio l’Eurozona per la quale l’agenzia attende un -8% rispetto quest’anno e un +4,5% il prossimo. Il Pil mondiale invece calerà del 4,6% quest’anno contro il 3,9% inizialmente previsto.
Le dimensioni estese e la flessibilità del programma di acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce “riducono i rischi di rifinanziamento a breve e medio termine e aiutano a facilitare la risposta fiscale alla crisi attraverso rendimenti obbligazionari più bassi“, ricorda Fitch che include tra i fattori che potrebbe portare a una rivalutazione positiva del rating l’attuazione di una “strategia di risanamento di bilancio a medio termine”, “una più forte ripresa economica” e “una maggiore fiducia nelle prospettive di crescita a medio termine, in particolare se sostenute dall’attuazione di riforme strutturali a favore della crescita”.
I prossimi esami per l’Italia saranno: il 23 ottobre da parte di S&P, il 30 ottobre da Dbrs, il 6 novembre da Moody’s e nuovamente Fitch il 4 dicembre.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
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