
Confindustria non è d’accordo al prolungamento fino al 15 ottobre. Il vice presidente Stirpe avvisa: “Lo strumento andava bene in fase uno, ma l’intervento non deve diventare strutturale”. Plaudono i sindacati
La possibile proroga del blocco dei licenziamenti causa-Covid fino al 15 ottobre, così come dovrebbe prevedere il decreto Agosto in arrivo entro la settimana, divide in due il mondo del lavoro. Confindustria non è d’accordo ed è pronta ad alzare le barricate contro il provvedimento: «Andava bene per la fase uno e forse come accompagnamento all’inizio di quella due – dice Maurizio Stirpe, vicepresidente Confindustria con delega al lavoro e alle relazioni industriali. – Se da intervento congiunturale diventa strutturale, la gente rischi di assuefarsi. A pagare il prezzo più salato al congelamento degli organici sono stati i lavoratori più precari e quelli a tempo determinato Non si deve tutelare tanto il singolo posto di lavoro, ma la possibilità di ritrovarlo e la dignità della persona. Noi abbiamo appena presentato una proposta a Governo e sindacati che prevede un potenziamento del Naspi come indennità di disoccupazione con ripristino dell’assegno di ricollocazione. Non significa dimenticarsi lavoratori ma anche mettere lavoratori nelle condizioni di trovare un nuovo impiego».
I sindacati invece applaudono a questa possibilità. «E’ una misura che abbiamo chiesto noi – spiega Tania Scacchetti segretaria confederale della Cgil. – Se il blocco fosse finito il 17 agosto lo choc occupazionale avrebbe messo a rischio la stabilità sociale. Invece così si può ragionare a mente più fredda per trovare tra ottobre e dicembre la strada per uscire dalla logica d’emergenza». Anzi i sindacati annunciano già di scendere in piazza se la proroga non dovesse essere confermata. E’ stata già indetta un’iniziativa per il 18 settembre. «Che possa essere trasformata in una mobilitazione generale dipenderà solo dalle scelte di Governo e Confindustria», spiegano.
di: Maria Lucia PANUCCI
Ti potrebbe interessare anche: