Sul Recovery Fund ci sono ancora dubbi: c’è il timore di un incremento della pressione fiscale nel caso dovesse arrivare una improvvisa richiesta di restituzione dei prestiti europei all’Italia
«A parole ho visto un avvicinamento del Governo alle nostre idee. Colgo l’apertura che dà l’Esecutivo, cerco di essere collaborativo e propositivo come Confindustria ha sempre fatto». A parlare è Carlo Bonomi che per la prima volta, nel suo intervento all’assemblea di Ucimu – Sistemi per Produrre, mostra parole più concilianti verso i leader del nostro Paese.
Il numero uno di Confindustria torna sulle questioni chiave per far ripartire l’Italia e soprattutto proiettarla verso il futuro. «Abbiamo bisogno di una Pubblica amministrazione efficiente, produttiva e competente – ha aggiunto. – Le nostre aziende sono sicuramente a livello dei nostri competitor per produttività e devo dire che siamo usciti dalla crisi del 2008 rafforzati. Per questo rimbalziamo più velocemente: fateci rafforzare le imprese e vedrete che sapremo affrontare le crisi. Anche Conte ha ammesso che serve una P.a più efficiente».
Bonomi è tornato anche sul tema tanto dibattuto in questi ultimi tempi, ovvero il Recovery Fund. «L’Europa non sta dicendo come verrà ripagato quel debito aggiuntivo che verrà fatto con il Recovery Fund: è da restituire e si va ad aggiungere al debito pubblico che abbiamo accumulato negli anni e secondo voi se dovessero mettere delle tasse per ripagare quel debito, su chi le metteranno? Secondo me lo faranno sulle imprese. Ma vedremo». Ha anche ricordato che la sospensione del patto di stabilità è a tempo e prima o poi qualche Paese virtuoso, una volta che sarà rientrato del suo prestito, dirà che anche gli altri devono rientrare, con il rischio che siano le imprese a pagare il prezzo più alto con un incremento della pressione fiscale.
C’è poi la questione degli aumenti salariali dove è stato categorico: «Credo sia impensabile rinnovare i contratti di lavoro chiedendo, da parte dei sindacati, aumenti sul salario minimo. Siamo in un periodo di recessione – spiega. – Ci sono imprese che hanno perso il 70%, non è pensabile chiedere come base programmatica un rinnovo con aumenti salariali. Si può puntare sulla previdenza complementare, sulla produttività, un buon accordo si basa su tante cose, l’assistenza, le pensioni, la formazione. Dove c’è normale dialettica noi i contratti li rinnoviamo, nella sanità, nella plastica, nel vetro, dove si vuole fare i furbi, fare un forzatura e non rispettare le regole, questo non lo accettiamo».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
LEGGI ANCHE: Confindustria, Bonomi torna all’attacco: “Il Governo scriva un grande patto per l’Italia”
LEGGI ANCHE: Lavoro, Bonomi: “I dipendenti paghino l’Irpef da soli, come gli autonomi”
Ti potrebbe interessare anche: