
La diminuzione degli stage comporta meno possibilità di inserimento nei posti di lavoro
Nel primo semestre del 2020 in Italia sono stati avviati 96.376 stage extracurricolari, quelli che prevedono un rimborso spese obbligatorio. Nello stesso periodo di tempo del 2019 erano stati quasi 186 mila: «la diminuzione delle opportunità di stage si attesta su un meno 48% – denuncia Eleonora Voltolina di Repubblica degli stagisti – le Regioni hanno vietato gli stage, si è abbassata la performance di tutti».
L’emergenza Coronavirus ha colpito anche il settore degli stagisti, forse uno dei più fragili già in partenza: gli under 35 alla ricerca di lavoro sono tanti e a partire da gennaio 2020 la possibilità di entrare in un’azienda partendo da uno stage extracurricolare si è ridotta della metà. Ma anche coloro che uno stage l’avevano già avviato si sono trovati in precario equilibrio: i tirocini stoppati e la mancata indennità sono sintomi di una politica lenta e distratta riguardo all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
A giugno, nel post-lockdown, c’è stata una graduale ripresa per alcuni settori, in primis il turismo. Quello che ancora i dati non riescono a dimostrare è se la ripresa sia effettiva o meno, cioè se gli stage non vadano a sostituire altri tipi di contratto più stabili, perché le aziende non possono più permetterseli.
Tra le Regioni che hanno risentito di più della situazione ci sono Friuli Venezia Giulia, Val D’Aosta e Umbria. Mentre i settori che hanno risentito meno del calo di stagisti sono la Pubblica Amministrazione, l’istruzione e ovviamente la sanità. «Con meno opportunità nel nostro Paese e la mobilità ferma, è il momento adatto per lavorare sulle proprie competenze investendo in formazione – consiglia Voltolina – suggerisco di cercare in rete i corsi gratuiti».
Il perdurare di una situazione di questo tipo secondo i dati raccolti da Repubblica degli stagisti avrebbe effetti devastanti sull’occupazione giovanile.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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