“Ci vorrà più tempo per tornare ai valori del 2007. Il Recovery Plan? Deve puntare su ricerca, digitalizzazione e transizione energetica”
Il Pil italiano tornerà ai livelli pre-crisi non prima del secondo semestre del 2023. A sostenerlo è il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha parlato in una lectio magistralis per l’inaugurazione dell’anno accademico del Gran Sasso Science Institute con sede all’Aquila. «Ancora più tempo – ha sottolineato – sarà necessario per riuscire a tornare ai valori del 2007, precedenti la doppia recessione causata dalla crisi finanziaria globale e da quella dei debiti sovrani dell’area euro. Si tratterà quindi di un sostanziale ristagno dell’attività economica nel complesso di circa un ventennio, peraltro dopo un lungo periodo di crescita in media già debole».
Ignazio Visco ha fatto riferimento alle vulnerabilità delle imprese italiane, sotto gli occhi di tutti molto tempo prima della pandemia, già negli anni ’90. «La risposta che le imprese italiane hanno dato ai grandi cambiamenti mondiali iniziati nel decennio è stata lenta – ha spiegato. – Si è puntato soprattutto a riforme che consentissero di ridurre il costo del lavoro, mentre gli investimenti, non solo privati, sono stati insufficienti. La nostra struttura produttiva è rimasta sbilanciata verso imprese molto piccole, che dispongono di pochi mezzi, sia finanziari sia in termini di competenze manageriali, per effettuare rilevanti investimenti in ricerca e sviluppo e innovare, e verso i comparti tradizionali, dove la concorrenza dai paesi emergenti e in via di sviluppo è stata più intensa. Se invece le imprese italiane avessero la stessa struttura dimensionale di quelle tedesche, la produttività media del lavoro nell’industria e nei servizi di mercato sarebbe superiore di oltre il 20%, superando anche il livello della Germania».
Per quanto riguarda il Recovery Fund, secondo il banchiere per ottenere i fondi europei il piano italiano deve puntare a recuperare i ritardi del Paese nella ricerca, nella digitalizzazione e nella transizione energetica per sostenere una economia a basse emissioni inquinanti. «Il piano, che entra ora nella fase cruciale della definizione e dell’attuazione degli interventi, deve favorire un rafforzamento del tessuto produttivo e della capacità di azione delle nostre amministrazioni pubbliche – ha aggiunto. – Può svolgere un ruolo cruciale nel cambiare il contesto in cui operano le imprese, mettendole in grado di rispondere in modo efficace non solo alle sfide del progresso tecnologico e della globalizzazione, ma anche a quelle che saranno poste dall’eredità della crisi pandemica, a partire dai possibili mutamenti delle abitudini di consumo, delle modalità di interazione sociale, dell’organizzazione dell’attività produttiva».
di: Maria Lucia PANUCCI
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