
L’augurio è che il 2021 ci restituisca il sogno, anche solo riposto in un pezzo di carta colorato
«Sono io il vincitore della Lotteria di Capodanno, stronzo!». Tratta dal film dell’89 con Paolo Villaggio, “Ho vinto la lotteria di Capodanno”, rivolta dal personaggio Paolo Ciottoli al mega-direttore, ricalca una situazione che molti di noi vorrebbero vivere. La liberazione apotropaica racchiusa in uno sfogo, che riversa, in un secondo, anni di soprusi subiti in ufficio dal protagonista del film, è la raffigurazione plastica dell’italiano medio, che accetta compromessi pur di portare a casa la pagnotta, nell’irrisolvibile tentativo di emergere in una società di mediocri, infranto puntualmente sul muro delle raccomandazioni. Il sogno di mandare tutti a quel paese e cambiare vita, grazie all’improvvisa quanto immeritata vincita alla lotteria, che trasforma un piccolo-borghese in un miliardario, è stato cullato fin da quando abbiamo visto quel lontano conoscente comprarsi un Mercedes metallizzato grazie a un tredici al Totocalcio.
È proprio questo, il sogno, che spinge l’essere umano a giocare d’azzardo nel modo più innocuo, le lotterie nazionali. Questo tratto genetico di cui il divino ha dotato l’uomo, con particolare abbondanza in noi italiani – insieme alla scaramanzia e all’amore per la mamma – ci rende speciali e in qualche modo blandamente sedati verso le ingiustizie della vita, divenendo “ambizione”, quando le cose ci vanno mediamente bene.
Ci sarebbe da interrogarsi sul perché attendiamo di sentir leggere il codice del nostro biglietto da Rai1, per deciderci a cambiare la nostra esistenza, come se bastassero i miliardi e una botta di culo, dimenticando che anche coi soldoni ci portiamo sempre dietro noi stessi e il più delle volte è accaduto che i meno “attrezzati” a reggere il colpo abbiano sperperato in pochi mesi la somma: dalla botta alle pezze è un attimo.
Ma siamo qui solo per registrare un dato che fa riflettere sulla nostra voglia di sognare. La mitica Lotteria Italia quest’anno ha subito un calo clamoroso, perdendo il 30% di vendite, con “soli” 4,7 milioni di pezzi venduti, per un incasso per lo Stato di 23,5 milioni di euro. Non accadeva da quarant’anni, l’anno scorso ne furono acquistati 6,7 milioni con 34 milioni di euro di introiti. Le casse dell’erario non sono né più grasse né più magre, intendiamoci, è solo una (triste) fotografia del nostro tempo, complice lo spopolamento di luoghi simbolo per l’acquisto dei biglietti “magici”: stazioni ferroviarie, autogrill, aeroporti.
L’augurio è che il 2021 ci restituisca la sana voglia di sognare, anche se il sogno è solo riposto in un pezzo di carta colorato. Mia nonna non passava anno che non comprasse un biglietto della lotteria. «Se non giochi, non vinci» mi diceva. Non è morta miliardaria, come avrete capito. Ma, almeno, non è morta cinica.
di: Matteo VALLÉRO
Direttore editoriale Business24
articolo uscito nella rubrica IL CAPITALE sul quotidiano La Verità di ieri 30 Dicembre 2020