
Una sentenza del Tar di Lecce ha imposto l’obbligo di fermare le attività inquinanti entro 60 giorni
Il Tar di Lecce ha emesso la sentenza definitiva la scorsa settimana circa l’obbligo perentorio di fermare le attività più inquinanti degli stabilimenti di Taranto entro un periodo massimo di due mesi, respingendo i ricorsi presentati da ArcelorMittal (ne abbiamo parlato qui).
Confindustria ha rivolto un appello al Governo e alle istituzioni coinvolte: «evitare lo spegnimento del ciclo integrale a caldo dell’Ex Ilva», perché si tratta di una misura che porterebbe all’interruzione della produzione e della fornitura dell’acciaio prodotto a Taranto, che potrebbe mettere in seria difficoltà le intere filiere della manifattura italiana che lo utilizzano.
È un’arma a doppio taglio quella dell’Ilva di Taranto, che rischia di esplodere nelle mani del Governo Draghi appena formatosi: il problema delle emissioni nocive da una parte ne impone la chiusura, ma nel momento di crisi economica in cui il Paese verte chiudere significa disoccupazione. Il destino dell’acciaieria ora è in cima ai dossier del Governo, al fianco delle cartelle e dei ristori, soprattutto quelli legati allo sci, vista la protesta degli impianti sciistici bloccati a 24 ore dalla riapertura (ne abbiamo parlato qui).
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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