La teoria prevede un modello basato sulla responsabilità di ciascuno
Con il Covid il mondo del lavoro ha subito molti scossoni, alcuni dei quali, come lo smart working, promettono di rimanere in auge a lungo.
Ma la pandemia ha visto anche il riaffermarsi di alcune idee come quella dell’open management, che prevede che tutti i dipendenti, non solo il capo, mettano in campo il proprio senso di responsabilità e la disponibilità individuale per uscire dall’ufficio e creare reti esterne orientate all’innovazione e alla creazione di nuove prospettive di mercato.
Le aziende completamente autogestite, che quindi hanno adottato questa tattica al 100%, sono pochissime. Ma secondo un’indagine condotta da Fondirigenti il più importante fondo interprofessionale per la formazione dei manager, assieme a Forma del Tempo, al Cis-Scuola per la gestione d’impresa e ai Sistemi formativi Confindustria, le imprese che ad oggi risultano essere in grado di gestire il cambiamento seguono tutte un modello aperto, con maglie gerarchiche molto larghe.
Per citare qualche esempio: NetCom Group, Cisco Italia, Esmalglass-Itaca Group e Prima Industrie, Siemens o Ducati sono realtà italiane che hanno un manager che lavora con mentalità open. Le caratteristiche di questo tipo di leader sono le seguenti: trasparenza, inclusione, capacità di adattamento, flessibilità.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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