
Approvate dal Ministero dello Sviluppo Economico le misure di agevolazione per l’imprenditoria in rosa: vediamole nello specifico
Il decreto per l’attuazione del Fondo Impresa Donna è ufficiale: lo avevamo già anticipato qui, e ora è tempo di approfondire nel dettaglio le disposizioni su cui il Ministro Giancarlo Giorgetti, con la compartecipazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Ministero per le Pari opportunità e la famiglia, ha impostato il piano, che si prefigge lo scopo di incentivare la partecipazione femminile al mondo dell’imprenditorialità.
La manovra, da integrare a quel fondo da 400 milioni stanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, mette a disposizione una cifra iniziale di 40 milioni di euro, che verranno ripartiti in piccola parte fra la gestione della misura affidata a Invitalia (1,3 milioni) e la diffusione della cultura imprenditoriale e formazione (6,2 milioni), sulla scia, ad esempio, di quelle proposte fra le iniziative del Mese dell’Educazione Finanziaria (di cui abbiamo scritto qui venerdì).
Il grosso della somma, però, pari a circa l’81% del totale, sarà destinato alla nascita e al consolidamento di nuove realtà aziendali, che dovranno appartenere alle quattro categorie qui di seguito: cooperative e società di persone con almeno tre soci di sesso femminile; società di capitale con quote e componenti rosa del Consiglio di Amministrazione non inferiori al 66%; imprese individuali la cui titolare è una donna e lavoratrici autonome, purché quest’ultimo presentino entro due mesi l’apertura della partita Iva.
Ulteriori requisiti sono la collocazione in Italia della sede legale e/o operativa della compagnia e la fedina penale pulita per i richiedenti nell’ambito di reati che costituiscono motivo di esclusione dagli appalti.
Sarà la piattaforma di Invitalia a rendere possibile l’inoltro delle richieste di adesione, dando priorità ai primi arrivati e assegnando criteri di merito, premiando con un bonus, ad esempio, le iniziative votate al mondo hi-tech.
Accennavamo in apertura ai casi di nascita e consolidamento, su cui va comunque operato un distinguo: per la prima categoria sono previsti contributi a fondo perduto che, contemplando spese sotto i 100mila euro, coprono l’80% fino a un massimo di 50mila euro, mentre in caso di spese superiori la copertura si assesta al 50%.
Si tratta invece di agevolazioni a fondo perduto soltanto a metà per le imprese già esistenti, quindi da consolidare: l’altra metà sarà costituita da forme di finanziamento agevolato di 8 anni a tasso zero, fino all’80% delle spese ammissibili.
Qualora le aziende rispondano ai requisiti del regolamento generale di esenzione per categoria (GBER), la concessione degli incentivi avverrà con il regime di esenzione delle regole UE sugli aiuti di Stato; in caso contrario, si applicheranno le soglie del “de minimis”, risultante in aiuti complessivi per 200mila euro in tre anni.
Il presente, dunque, ma anche il futuro della categoria: un campo da non sottovalutare è quello della formazione scolastica e accademica, per cui sono in programma attività di orientamento e formazione verso percorsi di studio nelle discipline scientifiche.
di: Andrea BOSCO
FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI
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