
Unioncamere e il Centro Studi Tagliacarne registrano l’inevitabile tendenza negativa in tutte le città dovuta al Covid. Milano soffre di meno, ma ha poco da festeggiare
L’impoverimento delle nostre città dovuto alle ristrettezze imposte dalla pandemia si è riflesso anche sulle rilevazioni del valore aggiunto. È un dato che coinvolge principalmente le Regioni settentrionali, in cui il calo è del 7,4%, le zone prettamente industriali (-7,9%) e le località preferite per l’instaurazione di piccole imprese (-7,5%).
Resistono – o quantomeno limitano i danni – il Sud, dove il VA decresce soltanto del 6,4%; i centri abitati con presenza consistente di aziende ecosostenibili; e le zone dove, generalmente, incide maggiormente la Pubblica Amministrazione.
Si è inoltre rilevato che oltre la metà dell’introito nazionale – precisamente il 55,4% – è generato dai 20 capoluoghi di provincia più facoltosi e di questa percentuale il 19,4% va ascritto alle sole Roma e Milano.
«L’effetto Covid non ha risparmiato nessuna provincia italiana – ha dichiarato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete – ma senza la tenacia delle nostre imprese unita ai provvedimenti del Governo le perdite del valore aggiunto che abbiamo registrato sarebbero state ben più importanti».
L’ex leader della Camera di Commercio di Salerno ha inoltre sottolineato la preoccupazione per la condizione delle Regioni meridionali, meno colpite dalla pandemia in termini di perdite umane ma esacerbate nelle loro difficoltà economiche dall’ulteriore diffusione di situazioni di povertà.
Staccandoci dalle dolenti note, va aggiornato il dato relativo al reddito pro capite, che ancora una volta vede in testa Milano, con quasi 48 mila euro a persona, seguita a debita distanza da Bolzano e Bologna.
di: Andrea BOSCO
FOTO: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
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