
Recuperare l’importo del 78% delle cartelle esattoriali sarebbe svantaggioso: già innescate operazioni di stralcio e azzeramento
Il Centro studi di Unimpresa ha dato il suo responso: sul triliardo netto di magazzino fiscale italiano accumulato alle fine del 2020, il 40% sarà molto faticoso da incassare.
La ragione sta nell’importo relativamente basso, non superiore a 1.000 euro, del 78% delle vecchie cartelle fiscali, che «la stessa amministrazione finanziaria – afferma Unimpresa – è consapevole della difficoltà, se non impossibilità, di recuperare».
I debitori italiani nei confronti del fisco sono esattamente il 25% della popolazione, a cui vanno aggiunti 2,8 milioni di aziende; di quei 1.000 miliardi rimasti in arretrato, 133 fanno riferimento a utenti deceduti e a imprese non più in attività, mentre 152 sono riconducibili a realtà commerciali ormai prossime al crac.
«Occorre una scelta di campo netta e definitiva – sostiene ancora il Centro studi di Unimpresa – che consentirebbe, di fatto, una volta varata la riforma, di far ripartire da zero il rapporto tra Stato e contribuente». Sarà quindi fondamentale tenere conto dei concetti di correttezza e trasparenza per salvare la situazione.
Vengono in aiuto, precisamente per il 50% dei casi, le formule di rateizzazione, che consentono di rimanere puntuali nei pagamenti delle cartelle fiscali, ma la percentuale di contribuenti recidivi nelle mancate corresponsioni resta comunque alta, pari al 90% degli inadempienti.
Ogni anno, in Italia vengono rilasciati 16 milioni di nuove cartelle fiscali, il 55% delle quali viene recuperato soltanto parzialmente e stentatamente negli anni a seguire.
di: Andrea BOSCO
FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI
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