
Nel 2021 il gruppo della famiglia Garavoglia ha visto crescere le sue azioni del 44% e le sue vendite del 27%
La pandemia ha inciso sulle abitudini di consumo di alcolici ma, a dispetto di tante previsioni catastrofiche, il nuovo trend è tutt’altro che negativo. La limitazione dell’attività di bar e ristoranti ha infatti spinto verso un consumo domestico che l’amministratore delegato di Campari ha definito una vera e propria “cultura di fare cocktail a casa“. Ed è proprio il gruppo italiano a confermare la crescita del settore: nel 2021 le azioni di Campari, controllate dalla famiglia Garavoglia, sono aumentate del 44%.
La società, quotata in borsa dal 2001, vale 15 miliardi di euro e comprende all’interno del gruppo anche Aperol, Wild Turkey Whiskey e Grand Marnier. La sua resilienza alla pandemia è merito anche di una strategia a lungo termine portata avanti dall’azienda, come ha spiegato al Financial Times l’ad Bob Kunze-Concewitz.
«Siamo stati in grado di intercettare il cambiamento di tendenza e di spostare le strategie di vendita e di marketing dai locali tradizionali a quelli non tradizionali», ad esempio vendendo kit per fare cocktail in casa e promuovendo video-ricette per i propri drink fai-da-te.
Con la riapertura delle attività che somministrano alcolici, si è entrati poi nella “fase di convivialità della ‘vendetta’ – spiega Kunze-Concewitz – la gente vuole uscire e distrarsi e non è sicura di quanto possa durare“.
I profitti del gruppo sono così aumentati del 56% nei primi 9 mesi dell’anno scorso, prima delle tasse, toccando quota 343 milioni di euro. Le vendite sono parallelamente aumentate del 27%, tanto che lo scorso dicembre l’azienda ha avviato un piano di azionariato per consentire ai propri dipendenti di acquistare azioni del gruppo.
Rispetto alla spinta inflazionistica e al rincaro delle materie prime, Kunze-Concewitz avvisa comunque che il settore potrà risentire di un aumento dei prezzi per i consumatori.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/FLAVIO LO SCALZO
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