Lo confermano i dati dell’ultimo report di Onim, secondo cui il 53,9% delle aziende ha sfruttato questo canale di promozione almeno una volta, con un tasso di soddisfazione del 67,5%
L’influencer marketing non accenna ad arrestarsi: ce lo dimostra ancora una volta, nonostante molti fossero pronti a ridimensionare i numeri del mercato, il report Brand & Marketer realizzato dall’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing – Onim. Lo studio ha coinvolto 485 professionisti fra brand, esponenti di marchi e marketer; di questi, il 53,9% ha affermato di aver attivato nell’ultimo anno almeno un progetto con influencer e content creator. Il 37,7% di questi ha portato a compimento almeno 10 campagne del genere.
Una scelta che nel 67,5% dei casi soddisfa pienamente il cliente: i professionisti che hanno dichiarato di non aver sfruttato questo tipo di promozione non sono stati frenati da dubbi sull’efficacia dell’influencer marketing, ma da limiti di budget (nel 47,9% dei casi) e/o dalla mancanza di un team interno dedicato (39,4%).
Nel corso di queste campagne, figure di spicco dei social che vantano un seguito fedele e un buon bacino di utenti promuovono brand, prodotti e offerte speciali per conto di terzi. Nella maggior parte dei casi le aziende che attivano questo tipo di strategia ricercano il consolidamento dell’awareness nei propri clienti (78,3%), ma sempre più si chiede all’influencer marketing di incentivare all’acquisto (63,9%), incrementare la brand reputation (47%) o creare un legame fra la community e il brand stesso (32,5%).
Il canale privilegiato dell’influencer marketing rimane Instagram, anche se crescono considerevolmente anche TikTok e Twitch. I profili più coinvolti dalle aziende sono micro-influencer, anche se crescono le percentuali degli influencer con fanbase più nutrite: nel 49,4% dei casi il pubblico di riferimento va dai 100mila ai 500mila follower, soglia questa superata dal 28,9% degli intervistati.
Come spiega il founder dell’Onim Matteo Pogliani “gli influencer passano dall’essere solo generatori di earned media a creator, co-creatori di contenuti brandizzati“. Dall’altro lato si rende sempre più evidente la necessità di brand e professinisti di “avere team dedicati e strumenti ad hoc“.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA
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