
Il settore è in forte crescita, complice il più alto tasso di animali domestici pro capite nel nostro Paese, con 62 milioni totali di esemplari registrati
La pet economy è uno di quei settori che ha trovato proprio nella pandemia un significativo impulso e proprio in Italia il mercato sta vivendo un momento di florido sviluppo. Vediamo quali sono i numeri del comparto e perché si prevede un trend di crescita anche nel prossimo periodo.
L’Italia è il primo Paese in Europa per il numero di animali domestici pro capite, con 62 milioni di pet registrati. La maggior parte di questi sono cani e gatti (16,5 milioni), che assicurano una fedele compagnia al 39% degli italiani.
La presenza di così tanti animali non può che trainare i consumi connessi al loro sostentamento, non solo in termini di alimentazione ma sempre più anche con accessori, educazione, igiene, toelettatura. Come conferma la ceo e founder della rete di centri veterinari Ca’ Zampa Giovanna Salza, il mercato italiano vale “oltre 3,5 miliardi di euro“. Un fatturato in crescita trainato proprio da cani e gatti.
Secondo gli ultimi dati Eurispes, la spesa per i propri animali domestici in Italia è addirittura superiore del 50% rispetto ai costi sostenuti per l’infanzia. Parliamo, dati Nielsen, di 949 milioni l’anno contro i 633 milioni spesi per i bambini.
Il trend italiano conferma quello registrato a livello mondiale secondo cui la pet-economy cresce a doppia cifra, in particolar modo le spese per l’alimentazione che sono aumentate del 20%.
«Per quanto riguarda salute e veterinaria – prosegue Salza – abbiamo registrato una evoluzione del profilo dei proprietari. A occuparsi dell’animale domestico sono ancora prevalentemente le donne, ma sono aumentati i proprietari giovani e senza figli, più inclini a soluzioni smart e alla prevenzione».
di: Marianna MANCINI
FOTO: PIXABAY
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