
Secondo il report di Ewob l’obiettivo del 40% delle donne nei Cda entro il 2025 non verrà raggiunto alla velocità attuale
L’Italia è in fondo alla classifica dei Paesi europei per numero di donne che ricoprono la carica di amministratore delegato: solo il 3% rispetto al 4% del 2020. Tra queste ci sono ad esempio Cristina Scocchia ceo di Illy cafè e Alessandra Carra del gruppo Feltrinelli (leggi qui).
Alla stessa percentuale si attesta anche la Germania, mentre la Svizzera segna il 2%, la Spagna il 4% e il Portogallo il 6%. I Paesi più virtuosi sono Norvegia (26%), Repubblica Ceca (18%) e Polonia (14%).
A rendere noto i dati è uno studio europeo presentato da Ewob, l’associazione European Women on Boards, di cui l’italiana Valore D è membro, su 668 società quotate di 19 Paesi europei. Per il terzo anno consecutivo Ewob analizza la rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e nei vertici aziendali delle più grandi realtà europee. Il report del 2021 afferma che, alla velocità del cambiamento attuale, l’obiettivo del 40% di donne nei Cda entro il 2025 non sarà raggiunto.
Stando a quanto rivela lo studio, l’Italia ha la più alta percentuale di donne nei Comitati dei Cda/Consigli di Sorveglianza (47%) ma solo nel 15% dei casi a capo del Cda si trova una donna. Fuori dai consigli di amministrazione, la percentuale di donne nei livelli esecutivi è solo del 17%. L’indice di Gender Diversity, 0.62, cresce di poco rispetto all’anno precedente e rimane leggermente sopra la media europea sopra Danimarca (0.61), Belgio e Olanda (0.58).
«Anche se posizionati nella parte alta della classifica per Gdi, in Italia c’è ancora un tema di rappresentanza femminile – spiega spiega Paola Mascaro, presidente di Valore D. – Il dato del 3% di donne ai vertici delle aziende è preoccupante e dimostra che siamo molto lontani dalla parità e che c’è ancora tanto lavoro da fare per cambiare la cultura aziendale. Lo studio di Ewob parla chiaro: le aziende guidate da una Ceo hanno il doppio delle donne in posizione apicale rispetto alla media delle altre aziende. É quindi necessario accelerare, promuovere lo sviluppo della leadership inclusiva e creare una pipeline di talenti femminili».
I tre Paesi al top della classifica Gdi sono Norvegia (0.72); Francia (0.71); Regno Unito (0.67). I tre Paesi in fondo alla classifica sono Svizzera (0,43); Polonia (0,41); Grecia (0,24).
Nel panorama europeo, gli uomini occupano l’81% delle posizioni apicali e su 668 realtà solo 50 (7%) sono guidate da una donna. «Poiché le donne rappresentano la maggioranza degli studenti universitari, è stupefacente vedere che solo il 7% delle aziende in Europa sono guidate da una donna. Questo deve cambiare perché non possiamo permetterci di non impiegare una parte così importante dei nostri talenti» – sottolinea Hedwige Nuyens, presidente di European Women on Boards.
Nei casi in cui sia una donna alla guida, le aziende registrano il doppio delle donne in posizione apicale (38%) rispetto alla media delle aziende (19%), mentre nelle aziende guidate da un uomo le donne vengono selezionate solo per un 30% delle posizioni vacanti. «Sorprendentemente – aggiunge Nuyens, – il progresso è lento anche in alcuni Paesi noti per essere generalmente “gender equal” come i Paesi nordici. Anche in questi Paesi il potere economico è concentrato in una cerchia ristretta che spesso esclude le donne».
di: Alessia MALCAUS
FOTO: PIXABAY
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