La sentenza ha annullato una ordinanza del Garante della Privacy che sollevava 6 rilievi e multava l’Inps con 300 mila euro
L’Inps ha agito corretamente: i controlli e gli incroci effettuati sui percettori del bonus Covid (inizialmente 600 euro dati alle partite Iva con una contrazione degli affari) sono stati giusti. Lo ha deciso il Tribunale di Roma che con una sentenza ha annullato una ordinanza del Garante della Privacy che sollevava 6 rilievi e multava l’Inps con 300 mila euro.
Il tribunale ha accolto quindi il ricorso dell’Istituto ed ha condannato l’autorità al pagamento delle spese legali.
I controlli dell’Inps vedevano coinvolti anche cinque parlamentari che avevano chiesto il bonus senza averne diritto. «La questione controversa verte intorno alle modalità con cui l’Inps ha eseguito una parte dei controlli di secondo livello in seguito alla erogazione del c.d. “bonus covid” erogato per disposizione di legge nel pieno dell’emergenza pandemica – si legge nella sentenza. – Stante l’esigenza di procedere alla erogazione immediata del sussidio, è stata infatti riservata ad una fase successiva la compiuta verifica dei presupposti per ottenerlo. Sull’assunto che parlamentari ed amministratori regionali e locali ricadano nell’ambito di un regime previdenziale incompatibile con la percezione delle indennità COVID-19, l’Istituto ha operato una verifica estraendo i dati anagrafici dei titolari di incarichi elettivi dalle banche dati della Camera, del Ministero dell’Interno ed in un secondo momento del Senato, ne ha estratto il codice fiscale ed incrociando il dato con i codici fiscali di coloro che avevano presentato domanda per il bonus ha individuato i titolari di incarichi politici che avevano formulato la richiesta. Non potendosi in conclusione condividere alcuno dei rilievi mossi all’ Istituto dall’Autorità Garante il ricorso deve essere accolto».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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