
Non solo Zuckerberg, la divisone tra reale e virtuale è stata già fatta crollare
Si è parlato molto del Meta di Mark Zuckerberg, ma il magnate americano non è il solo ad aver deciso di puntare su quel futuro che Ready Player One aveva immaginato una decina di anni fa (e le sorelle Wachowski ancor prima).
Secondo Matthew Ball il metaverso, per essere definito tale, deve esaurire 7 caratteristiche: esistenza infinita, funzionamento in tempo reale, nessun limite alla dimensione del pubblico e al numero di utenti simultanei, deve essere provvisto di un’economia funzionante, dev’essere collegato il mondo online con quello offline, dev’esserci anche l’interoperabilità dei dati, degli oggetti, dei contenuti e, deve offrire esperienze e contenuti create dagli utenti.
Partiamo da Bloktopia, che si definisce “il Metaverso decentralizzato costruito e basato sul Polygon Network” cioè la piattaforma tecnologica di reti di blockchain. È l’ideale, quindi, per chi ha scopi speculativi e infatti il claim di Bloktopia è “the home of crypto“. La criptovaluta di questo metaverso è il BLOK.
Passiamo al metaverso al momento meglio strutturato, Decentraland. Che contiene il suo manifesto direttamente nel nome che deriva da “decentralized” e “land” ed è una piattaforma videoludica open source costruita sulla blockchain di Ethereum. Qui la valuta utilizzata per le transazioni è il MANA e questo metaverso è un progetto non gestito e regolato da un’entità centrale.
Earth 2 è invece il metaverso in cui gli utenti vendono appezzamenti di una Terra ricostruita in scala 1:1. Il Pianeta è suddiviso in una griglia di appezzamenti 10x10m e possono essere acquistati, per un totale di oltre 5.1 trilioni di lotti in vendita. Una volta acquistato il terreno ci si potrà costruire quello che si desidera e far partire le attività commerciali che più interessano. Si potranno sfruttare giacimenti minerari o affittare terreno agli inserzionisti. In questo metaverso la differenza di redditività dei terreni si riflette dunque sul valore di mercato del mondo fisico e sarà soggetto alle inevitabili fluttuazioni.
Fortnite, nato nel 2017, è diventato un fenomeno transmediale capace di arrivare a 350 milioni di utenti nel 2020. Ha avuto diatribe in tribunale per aver copiato un po’ troppo da altri giochi, ma si è imposto come fenomeno sul mercato al punto di ospitare venti come i concerti di Travis Scott e Marshmello o la presentazione in anteprima di un estratto dall’episodio 9 di Star Wars e un’intervista a JJ Abrams. Non esaurisce tutte le qualifiche per essere considerato un metaverso, ma dopo aver già racimolato un miliardo di dollari in investimenti per una visione a lungo termine del metaverso, ne ha ricevuti altri due da a KIRKBI e da Sony.
Il metaverso di Legacy è diverso da tutti gli altri perché i giocatori vestono i panni di imprenditori e l’obiettivo è costruire la propria attività. Si possono quindi progettare i propri prodotti, partecipare a competizioni e intrattenere rapporti commerciali con gli altri player. Più il prodotto è omnicomprensivo meglio sarà, ovvero è preferibile sviluppare un intero polo industriale e non solo una piccola attività. Il gioco non è ancora stato lanciato ma sono già stati venduti appezzamenti di terreno per oltre 14.000 Ethereum.
Veniamo adesso a Meta il progetto di Zuckerberg per portare Facebook nella terza dimensione (grazie ai visori Oculus). L’idea sarebbe quella di fra confluire Facebook, Instagram, WhatsApp e Oculus, un metaverso in cui a fare da padrone sarebbe la socialità e l’interazione in tempo reale. Ovviamente a causa degli scandali che hanno investito Zuckerberg negli ultimi anni, c’è molta più pressione su questo prodotto e probabilmente un’attenzione di cui non sono soggetti gli altri metaversi. C’è già chi denuncia molestie avvenute nel mondo virtuale e chi si chiede chi dovrà normare giuridicamente i fatti che accadranno al suo interno o come verrà monetizzata una tecnologia simile. Zuckerberg comunque ci crede e sta investendo moltissimo in questo progetto, stanziando anche un fondo da 10 milioni di dollari per incoraggiare i creator.
È il 2016 quando inizia a essere progettato il metaverso Netvrk da Michael Katseli. Grazie al NTVRK, la valuta del metaverso, è possibile acquistare gli asset presenti nel mondo virtuale di gioco (palazzi, veicoli e altro ancora).
Roblox è difficile da definire, non è un vero e proprio metaverso e non è nemmeno “solo” un videogioco. Sul solco di YouTube, all’interno di Roblox esiste una raccolta di games creati dalla sua stessa community, non sono solo le esperienze (che appunto possono essere milioni e tutte diverse) a intrigare il pubblico, ma anche il fatto che maggior parte dei giocatori entra nella community dopo essere stata invitata da amici, il che lo rendo un successo organico. I giochi più popolari possono ospitare fino ad un massimo di 100.000 persone contemporaneamente, ma molti utenti si limitano a dare vita a stanze virtuali in cui interagire con gli amici.
Somnium Space è un metaverso basato su blockchain in partnership con Polygon, Opensea, FTX e Holaplex. Si tratta di una piattaforma open source consente ai giocatori di creare e monetizzare le proprie creazioni.
The Dvision Network offre conferenze su larga scala, videogiochi, parchi di divertimento e infine i landmark (e i siti culturali) più caratteristici del mondo, il tutto declinato in realtà virtuale. Un’idea ambizioso che si scontra con il fatto che non tutti i potenziali utenti hanno la tecnologia adatta per fruirne i contenuti.
The Nemesis è la proposta tutta italiana di metaverso, comprende 10 pianeti (ognuno con una superficie particolare) che si dividono in settori, che a loro volta si suddividono in land per un totale di 200mila appezzamenti. La valuta interna, i COINS, non è legata alla blockchain per integrare anche gli utenti che non sono interessati al mondo del criptovalute.
The Sandbox è uno dei metaversi più celebri ed e quello che si sta muovendo meglio a livello mediatico. Anche in questo metaverso il motore sono gli utenti che la popolano e che creano luoghi da visitare e oggetti da utilizzare, è collegato alla blockchain di Ethereum e qualsiasi elemento digitale è considerato come un NFT che può essere creato, acquistato e scambiato.
VRChat è il metaverso fondato sulla realtà virtuale ma in grado di funzionare anche in due dimensioni con mouse e tastiera (o gamepad). Si tratta di uno dei progetti più “antichi” visto che nasce nel 2014 e gli sviluppatori lo propongono non solo come gioco ma come strumento di cura per ansia sociale da interazioni. Ha visto il suo apice il 31 dicembre del 2020, quando quarantamila utenti hanno deciso di festeggiare lì il Capodanno.
di: Flavia DELL’ERTOLE
FOTO: PIXABAY
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