L’indice Pmi finale del manifatturiero dell’Eurozona si è attestato a 55,5 punti contro i 56,5 di marzo, toccando il valore minimo in 15 mesi. A guidare il rallentamento è la Germania
Perde vigore la crescita della manifattura nell’Eurozona ad inizio del secondo trimestre. Ad aprile l’indice Pmi finale si è attestato a 55,5 punti contro i 56,5 di marzo, toccando il valore minimo in 15 mesi.
Le sfide che sta affrontando la catena di distribuzione hanno allo stesso tempo accelerato l’inflazione dei prezzi di acquisto al livello massimo in cinque mesi e sono stati riportati aumenti dei costi del carburante ed energetici. I manifatturieri di conseguenza hanno innalzato ad aprile i loro prezzi di vendita al tasso più veloce dell’indagine.
Tra le nazioni dell’Eurozona monitorate dall’indagine (escluse Irlanda e Grecia dove i dati PMI saranno pubblicati il 3 di maggio), i Paesi Bassi hanno registrato ad aprile la crescita maggiore e più veloce. Le altre nazioni, con l’eccezione della Francia, hanno riportato contrazioni dei relativi PMI mensili con valori che hanno raggiunto i livelli minimi in oltre un anno. La Germania guida il rallentamento, con la relativa produzione ritornata a contrarsi per la prima volta in quasi due anni.
«Sembra che la tendenza della produzione sia destinata a peggiorare. Le previsioni di produzione futura rimangono molto deboli rispetto agli standard storici e, considerato l’attuale livello delle giacenze, il rallentamento della crescita dei nuovi ordini è indicativo di una contrazione della produzione manifatturiera dell’eurozona nei prossimi mesi», ha commentato Chris Williamson, chief business economist presso S&P Global, analizzando i dati finali del manifatturiero dell’Eurozona.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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