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Europa

Parlamento Ue, Mario Draghi: “dobbiamo costruire un’Europa più forte”

Alessia Malcaus
3 Maggio 2022
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Per la prima volta nella sua carriera di primo ministro, Draghi ha parlato davanti all’assemblea plenaria, analizzando il contesto internazionale attuale e il futuro dell’Europa Il premier Mario Draghi è […]

Per la prima volta nella sua carriera di primo ministro, Draghi ha parlato davanti all’assemblea plenaria, analizzando il contesto internazionale attuale e il futuro dell’Europa

Il premier Mario Draghi è intervenuto di fronte al Consiglio dell’assemblea plenaria di Strasburgo. «Sono davvero felice di essere qui, nel cuore della democrazia europea» – esordito il primo ministro, ricordando la figura e il lavoro svolto da David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo “in anni difficilissimi” fino alla sua morte, avvenuta lo scorso 11 gennaio.

«Durante la pandemia – ha proseguito Draghi, – il Parlamento ha continuato a riunirsi, discutere, decidere, a testimonianza della sua vitalità istituzionale e della guida di Sassoli. Sassoli non ha mai smesso di lavorare a quello che definì nel suo ultimo discorso al Consiglio Europeo, un “nuovo progetto di speranza” per “un’Europa che innova, che protegge, che illumina”».

Guardando al contesto attuale, è andato avanti dicendo: «la guerra in Ucraina pone l’Unione Europea davanti a una delle più gravi crisi della sua storia. Una crisi che è insieme umanitaria, securitaria, energetica, economica. L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell’Unione Europea: la pace nel nostro continente. Una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica; sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati; sul rispetto dei diritti umani, oltraggiati a Mariupol, a Bucha, e in tutti i luoghi in cui si è scatenata la violenza dell’esercito russo nei confronti di civili inermi. Dobbiamo sostenere l’Ucraina, il suo Governo e il suo popolo, come il Presidente Zelensky ha chiesto e continua a chiedere di fare. Aiutare l’Ucraina vuol dire soprattutto lavorare per la pace. La nostra priorità è raggiungere quanto prima un cessate il fuoco, per salvare vite e consentire quegli interventi umanitari a favore dei civili che oggi sono molto difficili. Una tregua darebbe anche nuovo slancio ai negoziati, che finora non hanno raggiunto i risultati sperati – ha ribadito Draghi. – In una guerra di aggressione non può esistere alcuna equivalenza tra chi invade e chi resiste. L’Italia, come Paese fondatore dell’Unione Europea, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica».

«Abbiamo reso l’Ue uno spazio non solo economico, ma di difesa dei diritti e della dignità dell’uomo. È un’eredità che non dobbiamo dissipare – ha quindi sottolineato. – Ora è il momento di portare avanti questo percorso. Il 9 maggio si conclude la Conferenza sul Futuro dell’Europa e la Dichiarazione finale ci chiede di essere molto ambiziosi. Vogliamo essere in prima linea per disegnare la nuova Europa. In un quadro geopolitico divenuto improvvisamente molto più pericoloso e incerto, dobbiamo affrontare l’emergenza economica e sociale e garantire la sicurezza dei nostri cittadini».

«Le istituzioni europee che i nostri predecessori hanno costruito negli scorsi decenni hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti – ha proseguito. – Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: dall’economia, all’energia, alla sicurezza. Se ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia».

«Nei prossimi mesi dobbiamo mostrare ai cittadini europei che siamo in grado di guidare un’Europa all’altezza dei suoi valori, della sua storia, del suo ruolo nel mondo. Un’Europa più forte, coesa, sovrana – capace di prendere il futuro nelle proprie mani – ha affermato con vigore. – La piena integrazione dei Paesi che manifestano aspirazioni europee non rappresenta una minaccia per la tenuta del progetto europeo. E’ parte della sua realizzazione. L’Italia sostiene l’apertura immediata dei negoziati di adesione con l’Albania e con la Macedonia del Nord, in linea con la decisione assunta dal Consiglio Europeo nel marzo 2020. Vogliamo dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro, e assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo. Siamo favorevoli all’ingresso di tutti questi Paesi e vogliamo l’Ucraina nell’UE».

Tornando a un tema già discusso numerose volte, ha aggiunto: «la costruzione di una difesa comune deve accompagnarsi a una politica estera unitaria, e a meccanismi decisionali efficaci. Dobbiamo superare il principio dell’unanimità, da cui origina una logica intergovernativa fatta di veti incrociati, e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata. Un’Europa capace di decidere in modo tempestivo, è un’Europa più credibile di fronte ai suoi cittadini e di fronte al mondo».

Infine, il premier si è poi concentrato sullo stato economico dell’Europa: «l’economia europea è in una fase di rallentamento: nei primi tre mesi del 2022, il prodotto interno lordo nella zona euro è cresciuto dello 0,2% rispetto al quarto trimestre del 2021. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che l’Unione Europea crescerà quest’anno del 2,9%, rispetto al 4% stimato pochi mesi fa» – ha detto, chiedendo “una reazione forte da parte dell’Unione Europea“.

«Le diverse crisi che derivano dal conflitto in Ucraina arrivano in un momento in cui l’Europa aveva già davanti a sé esigenze di spesa enormi. La transizione ecologica e quella digitale ci impongono investimenti indifferibili. A questi vanno aggiunti i costi della guerra, che dobbiamo affrontare subito, per evitare che il nostro continente sprofondi in una recessione. In entrambi i casi si tratta di costi asimmetrici, che colpiscono fasce della popolazione e settori produttivi in modo diverso, e che dunque richiedono forti misure di compensazione. Nessun bilancio nazionale è in grado di sostenere questi sforzi da solo» – ha sottolineato.

«Sin dall’inizio della crisi, l’Italia ha chiesto di mettere un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia. Mosca vende all’Ue quasi due terzi delle sue esportazioni, in larga parte tramite gasdotti che non possono essere riorientati verso altri acquirenti. La nostra proposta consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie. Questa misura consentirebbe di diminuire le somme che ogni giorno inviamo a Putin, e che inevitabilmente finanziano la sua campagna militare» – ha aggiunto.

E ancora: «in Italia, nei primi quattro mesi di quest’anno, il prezzo dell’elettricità è quadruplicato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con un impatto durissimo sull’economia. L’Italia, da sola, ha speso circa 30 miliardi di euro quest’anno. Ma il problema è sistemico e va risolto con soluzioni strutturali, che spezzino il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità. Il problema del costo dell’energia sarà al centro del prossimo Consiglio Europeo. C’è bisogno di decisioni forti e immediate».

«Lo Sure, lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza, ha concesso prestiti agli Stati membri per sostenere il mercato del lavoro – ha aggiunto ancora. – L’Unione Europea dovrebbe ampliarne la portata, per fornire ai Paesi che ne fanno richiesta nuovi finanziamenti per attenuare l’impatto dei rincari energetici. Mi riferisco a interventi di riduzione delle bollette, ma anche al sostegno temporaneo ai salari più bassi, ad esempio con misure di decontribuzione. Queste hanno il vantaggio di difendere il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto le più fragili, senza rischiare di generare nuova inflazione. Il ricorso a un meccanismo di prestiti come Sure consentirebbe di evitare l’utilizzo di sovvenzioni a fondo perduto per pagare misure nazionali di spesa corrente. Allo stesso tempo, in una fase di rialzo dei tassi d’interesse, fornirebbe agli Stati membri con le finanze pubbliche più fragili un’alternativa meno cara rispetto all’indebitamento sul mercato”, osserva Draghi. Potremmo così ampliare la portata degli interventi di sostegno e allo stesso tempo limitare il rischio di instabilità finanziaria. Si tratta di una misura che dovrebbe essere messa in campo in tempi molto rapidi, per permettere ai governi di intervenire subito a sostegno dell’economia» – ha concluso conclude Draghi.

L’intervento di Mario Draghi si è svolto dopo l’incontro con la presidente, Roberta Metsola, che l’ha introdotto alla plenaria. «Dopo l’invasione illegale e ingiustificata dell’Ucraina da parte dell’esercito russo,
l’Europa si trova ad affrontare un altro momento “whatever it takes”
– è stata l’introduzione della presidente. – Abbiamo assistito a un coordinamento, una solidarietà e un’unità europea senza precedenti contro questa guerra. E questo deve rimanere il modello per il nostro futuro, che si tratti di ulteriori sanzioni, di inviare aiuti all’Ucraina, di districarci dalla dipendenza energetica dal Cremlino, di aiutare i milioni di persone costrette a fuggire o di costruire una nuova Unione di sicurezza e difesa».

di: Alessia MALCAUS

FOTO: SHUTTERSTOCK

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