
Ecco i maggiori rincari stilati da UNC per i beni alimentari a causa dell’alta inflazione
Con l’inflazione alle stelle fare la spesa diventa sempre più una questione da ricchi. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori i maggiori rincari fra i prodotti alimentari e i beni analcolici riguardano l’olio di semi che ha visto +70%, a causa soprattutto della guerra in Ucraina, delle tensioni sul mercato delle commodity e di pessimi raccolti specialmente in Nord America; il burro il cui costo è volato di oltre il 23% e quello delle pere del 22,9%. I pomodori invece hanno fatto +20,6%, mentre pasta e farina sono corse invece rispettivamente del +20,5% e +18,7%.
Spiccano poi i boom dei prezzi della carne di pollo (+13,8%), della margarina (+12,8%), dell’altra frutta fresca come comomeri e meloni (+12,6%), delle uova (+12,3%), dei molluschi freschi (+11,9%). Non sono esenti i vegetali freschi (+11%), i gelati (+11%), i crostacei freschi (+10,6%), le patatine fritte (+10,4%), il pane confezionato (+10%), il riso (9,9%), il pane fresco (9,4%) e le arance (+9%).
Per il presidente Massimiliano Dona si tratta di una vera e propria “calamità” che si abbatte sui conti delle famiglie. L’inflazione a +6,8% di maggio significa per una coppia con due figli, una stangata di 588 per il solo carrello della spesa. Per una coppia con un figlio si calcolano 533 per i beni alimentari e per la cura della casa e della persona, mentre il record spetta alle famiglie con più di tre figli con un salasso in più di 680 solo per il cibo.