I ricavi di UBS sono scesi dello 0,7% a 8,9 miliardi di dollari per le turbolenze dei mercati e i timori legati alla recessione. La banca si dice cautamente ottimista sulle prospettive future
Utile netto in aumento per UBS nel secondo trimestre. Il colosso bancario svizzero ha registrato un dato di 2,1 miliardi di dollari, +5,6% rispetto all’anno precedente, ma al di sotto delle attese degli analisti pari a $2,4 miliardi. Tra aprile e fine giugno, complici le turbolenze di mercato e i timori legati alla recessione, i ricavi sono invece scesi dello 0,7% a 8,9 miliardi di dollari, mentre le spese operative del gruppo sono calate dell’1,4% a 6,2 miliardi di dollari.
L’utile ante imposte si è attestato a 2,6 miliardi di dollari, tenendo conto degli accantonamenti netti per rischi di credito pari a 7 milioni. Il rapporto costi/ricavi è stato del 70,6%, in calo di 1,2 punti percentuali su base annua.
«Il secondo trimestre è stato, per gli investitori, uno dei periodi più sfidanti degli ultimi 10 anni. L’inflazione continua a essere elevata, la guerra in Ucraina continua, così come continuano le severe misure anti-Covid in alcune aree dell’Asia. In questi tempi incerti, i nostri clienti fanno affidamento al nostro potente ecosistema per destreggiarsi nei mercati e investire nel lungo periodo», ha detto il ceo Ralph Hamers.
La banca si dice comunque cautamente ottimista sulle prospettive future. Secondo Hamers UBS è ben posizionata in vista della seconda metà dell’anno. Il gruppo intende inoltre riacquistare altre azioni nella seconda metà dell’anno, per circa 1,7 miliardi dopo i 3,3 miliardi del primo semestre. Per l’intero anno si tratterebbe di circa cinque miliardi.