
Il presidente di Confindustria ha tenuto il suo discorso durante l’assemblea annuale, che quest’anno si è tenuta in Vaticano
«Lavoro, non sussidi che lo scoraggiano». È l’appello che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, rivolge alla politica dal palco dell’assemblea annuale degli industriali, che quest’anno si svolge in Vaticano.
«Nel nostro Paese in troppi settori l’offerta di lavoro continua a essere caratterizzata da infime retribuzioni » afferma poi Bonomi, ripetendo che però questa tematica, legata a quella del salario minimo non riguarda in alcun modo l’industria, sottolineando che ad essersi opposti sono altri settori, sui quali bisognerebbe, invece, avere il coraggio di intervenire.
«Al di sopra della soglia del Salario Minimo – prosegue poi il presidente – vi sarebbe poi il Tem, la retribuzione minima fissata dai contratti vigenti, perché la estesa contrattazione italiana è una virtù riconosciuta anche dall’Europa e non va azzerata fissando per legge il trattamento economico complessivo (Tec), che va lasciato ai contratti. Questa soglia di lavoro “degno” va innestata nella riforma dei sussidi alla povertà e quindi nel Reddito di Cittadinanza. Deve, cioè, rappresentare la soglia minima di lavoro la cui proposta non può essere rifiutata dai percettori del sussidio in grado di lavorare», spiega Bonomi, ricordando che, a tre anni dall’avvio, «sul Reddito di Cittadinanza, più di un beneficiario su due non ha ancora firmato il Patto per il Lavoro. La Legge prevede che il Patto sia sottoscritto entro un mese dal riconoscimento del sussidio».
«Purtroppo, siamo l’unico Paese al mondo in cui si parla di pensioni appena si inizia a parlare di lavoro. La dignità e libertà del lavoratore, over sessantenne, non si tutela con il prepensionamento, ma continuando a offrirgli mansioni coerenti all’esperienza preziosa che ha maturato e che può attivamente trasferire» ha poi aggiunto Bonomi.
«Serve una rivoluzione del ciclo vitale di lavoro per la quale noi imprese – assicura poi Bonomi – siamo pronte offrendo la possibilità a chi ha maggior anzianità di continuare nel lavoro con qualifiche diverse commisurate al minor impegno fisco e di tempo. In questo contesto, lo Stato – afferma – ha la responsabilità di superare la strategia del prepensionamento, proprio perché abbiamo bisogno sia di più occupati giovani sia di più occupati tra gli over sessantenni».
«Oggi che gli orizzonti della politica sembrano sempre più corti e schiacciati su false priorità, avvertiamo più che mai la necessità di progetti di lungo orizzonte, come unica via per dare risposta ai drammatici problemi della società italiana – ha aggiunto il presidente di Confindustria, che ha concluso -. Continueremo a volere e a sognare un Paese unito. Un Paese in cui il verbo prioritario non è “prendere”, ma è “dare”: dare agli altri; dare lavoro; dare futuro; dare dignità; dare libertà. Non siamo quelli che vincono sempre, ma siamo quelli che non si arrendono mai».