Tra gli ostacoli alla crescita dell’attività produttiva, continuerebbero a prevalere l’incertezza imputabile a fattori economici e politici e gli elevati prezzi delle materie prime energetiche
Nel terzo trimestre la quota di imprese che ritengono che la situazione economica generale sia peggiorata rispetto al trimestre precedente è aumentata di 14 punti percentuali, al 77,9 per cento. Solo l’1,6 per cento ne riscontra un miglioramento (4,7 nella precedente rilevazione).
È quanto emerge dall’indagine della Banca d’Italia sulle aspettative di inflazione e crescita condotta sul terzo trimestre del 2022 tra le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti. Secondo oltre il 90 per cento delle imprese, la probabilità di un miglioramento del quadro economico generale non supererebbe il 25 per cento (sarebbe nulla per circa il 60 per cento).
Le imprese, secondo l’indagine della Banca d’Italia, sono divenute più pessimiste anche riguardo alle proprie condizioni operative nei prossimi tre mesi: il saldo negativo fra le attese di miglioramento e di peggioramento si è ampliato a 49,2 punti percentuali da 19,6 nella precedente rilevazione.
Il risultato riflette sia il deciso aumento della percentuale dei giudizi di deterioramento (52,8 per cento, da 30) sia la diminuzione per quelli di miglioramento (3,6 per cento, da 10,4).
Tra gli ostacoli alla crescita dell’attività produttiva, continuerebbero a prevalere l’incertezza imputabile a fattori economici e politici e gli elevati prezzi delle materie prime energetiche. Entrambi questi fattori avrebbero un impatto molto negativo per oltre un quarto delle imprese.
Pur rimanendo inferiori al 10 per cento, sono anche aumentate le quote di aziende che prevedono un effetto fortemente negativo della domanda o delle condizioni di accesso al credito. Il saldo delle attese a tre anni sulle proprie condizioni operative e’ decisamente peggiorato, raggiungendo livelli storicamente bassi (a 11,7 punti percentuali da 30,4 nella precedente rilevazione).
Per il 31,2 per cento delle imprese le difficoltà legate al costo dell’energia si sono accresciute rispetto al trimestre precedente (la quota era pari al 17,7 per cento nella rilevazione di tre mesi prima).
Il quadro è particolarmente sfavorevole per le aziende edili, tra le quali il 73 per cento ha riscontrato difficoltà analoghe o superiori rispetto al trimestre precedente (da 68,1), a fronte del 65,2 tra quelle dell’industria in senso stretto (da 56,9) e del 43,7 nei servizi (da 35,4).
Per effetto degli elevati costi energetici, oltre due terzi delle imprese prevedono di aumentare i propri prezzi di vendita nei prossimi tre mesi. Il rialzo sara’ marcato rispettivamente per il 26,5, il 14,9 e il 20,5 per cento delle imprese dell’industria in senso stretto, dei servizi e delle costruzioni (da 14,4, 9,8 e 14,4 nella rilevazione precedente).
Come nello scorso trimestre, i problemi di approvvigionamento di materie prime e di input intermedi hanno interessato circa il 60 per cento delle aziende dell’industria in senso stretto e dei servizi e circa l’85 per cento di quelle delle costruzioni.
Le aspettative sull’inflazione al consumo sono cresciute in misura marcata sui diversi orizzonti di previsione, raggiungendo in tutti i comparti i livelli massimi dall’inizio della rilevazione nel 1999. Il tasso di inflazione attesa si attesta, in media, al 7,5 per cento tra sei mesi (da 6,4 nella precedente rilevazione), a 6,9 tra 12 mesi (da 5,6), a 5,7 tra 2 anni (da 4,8) e a 4,9 su un orizzonte compreso tra i 3 e i 5 anni (da 4,3).