
Walt Disney risente dei contraccolpi della crisi e si prepara a tagli del personale
Scelte sbagliate? Fruitori del cinema più accorti e sensibilizzati? O i contraccolpi di pandemia prima e crisi poi, che spingono in tanti a disertare i fiabeschi (ma carissimi) parchi a tema amati dai piccoli? Difficile dire quale ingrediente in questo cocktail amaro di congiunzioni è stato l’ultima goccia. Fatto sta che la casa di produzione e distribuzione Disney ha deciso che la favola di 11 mila dipendenti sta per avere un finale; per nulla lieto però. La decisione fa seguito ai deludenti risultati del quarto trimestre fiscale. Risultati che lo scorso mercoledì hanno provocato un piccolo terremoto in borsa con un calo drastico delle azioni: il momento più critico degli ultimi 20 anni per la multinazionale statunitense, che conta nel suo organico attualmente 190 mila dipendenti circa.
La strategia adottata dai vertici dell’azienda – messa nero su bianco in una nota inviata ai dirigenti – è diventata a questo punto puntare tutto “sullo stop selettivo delle assunzioni e sui tagli di alcuni posti di lavoro” . “Stiamo limitando le aggiunte di personale attraverso un blocco mirato delle assunzioni”, scrive l’amministratore delegato Bob Chapek ai responsabili di struttura. “Le assunzioni per un piccolo sottoinsieme delle posizioni più critiche e trainanti per il business continueranno, ma tutti gli altri ruoli sono sospesi. I vostri leader di settore e i team delle Risorse Umane hanno dettagli più specifici su come questo si applicherà ai vostri team”. Si parla di comprensione del momento difficile, ma di scelte inevitabili. Un copione molto simile a quello scelto da Facebook e Twitter (quello di Elon Musk), che fanno calare la scure su dipendenti e settori.
Chapek invita anche i dirigenti a limitare i viaggi di lavoro a quelli essenziali e a condurre le riunioni virtualmente il più possibile. A rendere ancora più amara la pillola – non basterà il cucchiaio di zucchero di Mary Poppins – è la resa molto deludente dei servizi di streaming della Disney, che registrano un tonfo amarissimo: 1,47 miliardi di dollari lo scorso trimestre, più del doppio della perdita rispetto all’anno precedente. Il direttore finanziario McCarthy ha affermato che le perdite miglioreranno nel 2023 e Chapek ha promesso che lo streaming diventerà redditizio entro la fine del 2024. Topolino non è l’unico che manderà lettere di licenziamento: altre grandi società di media e intrattenimento, tra cui Warner Bros. Discovery e Netflix hanno tagliato i posti di lavoro. Non resta da sperare che le menti creative del mondo fiabesco (ma non troppo) di Walt Disney se ne escano con qualche nuova idea che riporti gli spettatori al cinema e sulle piattaforme streaming.