La denuncia di Coldiretti: le ricette “sbagliate” nel mondo aprono le porte all’agropirateria internazionale
Quasi tre italiani su quattro (73%) in viaggio all’estero per lavoro o in vacanza si sono imbattuti almeno una volta in un piatto o una specialità Made in Italy taroccati come l’abitudine belga di usare la panna al posto del pecorino nella carbonara, quella tedesca di impiegare l’olio di semi nella cotoletta alla milanese, quella olandese di non usare il mascarpone nel tiramisù, fino agli inglesi che vanno pazzi per gli spaghetti alla bolognese che sono del tutto sconosciuti nella città emiliana.
Lo afferma Coldiretti sulla base dei risultati di un sondaggio condotto sul proprio sito web in occasione dell’avvio della Settimana della cucina italiana nel mondo, che si celebra quest’anno fino al 20 novembre, dedicata al tema “Convivialità, sostenibilità e innovazione: gli ingredienti della cucina italiana per la salute delle persone e la tutela del Pianeta”.
«La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – offre terreno fertile alla proliferazione di prodotti alimentari taroccati all’estero dove le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine».
Prandini sottolinea che «l’export del cibo Made in Italy nel 2022 raggiunge la cifra vicino ai 60 miliardi in valore se il trend di crescita del 14% rispetto al 2021 sarà mantenuto anche negli ultimi mesi dell’anno, secondo i dati Istat relativi ai primi otto mesi dell’anno».
Le ricette “sbagliate” nel mondo aprono infatti conclude Coldiretti le porte all’agropirateria internazionale il cui valore è salito a 120 miliardi, anche sulla spinta della guerra che frena gli scambi commerciali con sanzioni ed embarghi, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale.