Al netto delle incognite, anche per quest’anno si prevede un peggioramento dei dati macroeconomici con il contestuale recupero dei mercati obbligazionari e azionari
Al netto delle tante speranze che i festeggiamenti per il nuovo anno hanno portato con sé, il 2023 non sarà l’anno della ripresa economica che tanti si aspettavano. Così come il 2022 ci ha abituato, la guerra in Ucraina, l’inflazione e il Covid continueranno a incidere negativamente sui dati macroeconomici, tanto che secondo le stime degli esperti nel 2023 la recessione globale non farà che avanzare ulteriormente. Contestualmente, però, si prevede anche che le banche centrali cominceranno ad allentare la stretta monetaria, facendo tirare un sospiro di sollievo ai mercati obbligazionari e azionari, per i quali si attendono miglioramenti specialmente nel secondo semestre.
«In altre parole – spiega infatti lo chief global strategist di Intermonte Antonio Cesarano – l’anno prossimo rischia di ripetersi lo schema: economia che va male e mercati che vanno bene, come è successo durante la pandemia». In particolare si attende a partire dal secondo trimestre un rialzo delle curve dei rendimenti, parallelamente al picco delle banche.
Anche le stime sul prezzo del petrolio prevedono un miglioramento solo a partire dal secondo semestre, mentre nel primo sono attesi ulteriori rialzi. A segnare in negativo l’andamento del prezzo del greggio nella seconda parte dell’anno sarà anche l’ingresso previsto degli Usa in recessione. Quanto alle criptovalute, le previsioni sono fosche e connesse direttamente alla liquidità in circolazione.
Proprio sulla recessione, gli analisti si mantengono cauti riprendendo l’atteggiamento degli istituti centrali. Relativamente al contesto europero, la Bce ha parlato di un fenomeno “rapido e poco profondo“, mentre la Fed non si è ancora pronunciata a riguardo, con il presidente Powell che prende tempo e continua a sperare in un “soft landing”.
Molto dipenderà dall’ago della bilancia delle banche centrali che, trainate dai falchi, hanno spinto e spingeranno l’economia verso la recessione, salvo poi ammorbidirsi una volta che i mercati saranno saturi. Senza dimenticare l’incognita della crisi energetica i cui effetti colpiranno ancora una volta prima l’Europa e solo in un secondo momento l’America.