
Cala l’importo medio richiesto mentre l’Eurirs ha già triplicato il proprio valore dai primi mesi del 2022
Le previsioni macroeconomiche per il 2023 si confermano cupe anche per il mercato immobiliare che risentirà dell’aumento del costo immobiliare. A soffrire particolarmente l’impennata dell’inflazione sarà ancora una volta il settore dei mutui che vedranno aumentare il loro costo, proseguendo secondo la tendenza già osservata nei mesi scorsi.
Si prevede che in primavera la Bce potrebbe alzare ulteriormente i tassi a quota 3%, portando l’Euribor al medesimo livello e attestando il tasso di finanziamenti al 4%.
Per questo motivo gli esperti tornano a suggerire di preferire i mutui a tassi fissi, legati alle oscillazioni dell’indice Eurirs, per scongiurare gli effetti dei rialzi previsti nei prossimi mesi in cui difficilmente assisteremo a un equilibrio. Per il prossimo biennio infatti i parametri dei finanziamenti variabili e a tasso fisso, rispettivamente Euribor e IRS, sono previsti ulteriormente in crescita; si presta particolare attenzione all’Eurirs che rispetto ai primi mesi del 2022 ha già triplicato il proprio valore.
Secondo le stime di Abi l’aumento del costo del denaro dovrebbe arrivare al 3,5% a fine 2023, mentre nel 2024 si potrebbe arrivare ad una stabilizzazione al 3%. Più marcati gli aumenti previsti per l’inflazione che salirà in media del del 5,5% nel 2023 e del 2,3% nel 2024.
Sembra possibile che nel breve termine i mutui a tasso fisso possano rappresentare un risparmio rispetto a quelli variabili, nonostante un aumento delle surroghe e a fronte di un calo degli importi medi richiesti.