Con 50,3, rispetto a 49,3 di dicembre, l’indice S&P ha indicato un progressivo recupero per il terzo mese consecutivo
Per la prima volta da giugno 2022, l’Indice destagionalizzato S&P Global Pmi della Produzione Composita dell’Eurozona (manifattura e servizi) a gennaio ha segnato un’espansione. Con 50.3, rispetto a 49.3 di dicembre, ha indicato un progressivo recupero per il terzo mese consecutivo.
Nel complesso, l’indice principale ha indicato una crescita marginale dell’attività del settore privato dell’eurozona. “Nonostante il calo degli ordini, che continua dall’estate del 2022, il tasso di contrazione è stato il più debole della sequenza. Anche il lavoro inevaso è diminuito, soprattutto nel settore manifatturiero. L’inflazione dei prezzi di acquisto ha continuato a segnare un declino – scrive S&P Global Pmi – rallentando ai minimi in 21 mesi, mentre i prezzi di vendita di gennaio sono aumentati un po’ più velocemente”.
“Dal punto di vista settoriale – evidenzia S&P Global Pmi – i dati hanno mostrato che il nuovo aumento è stato esclusivamente alimentato dalle aziende terziarie. I volumi di produzione di inizio anno hanno continuato a diminuire, anche se al tasso più debole da giugno 2022. L’attività terziaria è invece aumentata per la prima volta dalla scorsa estate”
Tra le nazioni i cui dati compositi PMI sono disponibili, che ammontano a circa il 78% della produzione del settore privato dell’Eurozona, l’Irlanda ha registrato a gennaio la prestazione più forte, con un modesto aumento. Anche Spagna e Italia hanno indicato incrementi dell’attività in quest’ultima indagine, mentre l’economia tedesca si è generalmente stabilizzata.
Nello specifico, in Italia settore dei servizi è salito a 51,2 da 49,9 di dicembre, segnando il primo aumento in cinque mesi, secondo i dati diffusi da S&P Global. L’indice composito è salito a 51,2 da 49,6. “C’è stato un ritorno alla crescita per l’economia dei servizi a inizio anno. Il modesto aumento della produzione e il solido aumento dei nuovi volumi di affari dovrebbero attenuare i timori di recessione. Le aziende continuano ad aumentare il personale nella speranza che le condizioni di mercato continuino a stabilizzarsi”, spiega Paul Smith, direttore economico di S&P Global Market Intelligence. “Il profilo di crescita del settore rimane piuttosto debole e persistono i timori sulla forza della ripresa; lo spettro dell’inflazione c’è ancora e si teme che le pressioni inflazionistiche di fondo rimangano elevate per qualche tempo”, aggiunge.
Nel frattempo, il settore privato in Francia ha continuato a contrarsi, “anche se solo marginalmente”, rivela S&P Global PMI. “I dati raccolti dall’indagine di gennaio hanno registrato un nuovo rallentamento dell’inflazione dei prezzi di acquisto, segnando il valore più basso da aprile 2021. L’indebolimento della pressione sui costi è stato elevato nel settore manifatturiero, dove il corrispondente indice di gennaio è sceso al di sotto del trend di lungo termine. L’inflazione dei costi del settore terziario si è mostrata di gran lunga maggiore e, anche se rallentata in quest’ultima indagine mensile, ha comunque indicato il valore maggiore da novembre 2021, con dati che hanno segnalato forti pressioni salariali. Allo stesso tempo, sempre a gennaio si è registrato un leggero rialzo dell’inflazione dei prezzi di vendita”.
Analizzando i dati finali del PMI Composito dell’Eurozona, Chris Williamson, chief business economist presso S&P Global Market Intelligence, ha sottolineato che “la ripresa della crescita della produzione, anche se marginale, è una buona notizia e ci suggerisce che l’Eurozona potrebbe evitare la recessione. Con il forte calo della pressione sui prezzi dei mesi recenti, il rallentamento dei disagi sulla catena di approvvigionamento e la riduzione delle preoccupazioni sul mercato energetico grazie ai sussidi, ai prezzi minori e ad un inverno mite, anche la fiducia è aumentata, rafforzando la speranza che questo rialzo acquisirà slancio nei prossimi mesi. Tuttavia, è ancora troppo presto per dissipare i rischi di recessione. Soprattutto non si è ancora fatto sentire in pieno l’effetto dei maggiori tassi di interesse sulla crescita economica, e molte sono le aziende che contano sugli ordini inevasi, accumulati nel periodo pandemico per sostenere la ripresa. Per essere più solida, è necessario che la crescita della domanda acceleri ed in questo senso è preoccupante osservare che a gennaio i nuovi ordini continuano a diminuire”.
“Resta ancora da capire – ha concluso Williamson – se l’Eurozona può contare sulla marginale espansione di gennaio o se dobbiamo temere un nuovo 2012, anno in cui l’incoraggiante ritorno alla crescita di inizio anno si dimostrò fragile e lasciò poi il posto ad una nuova recessione”.