LegaCoop Romagna: “Una ripercussione di entità epocale, direttamente proporzionale al disastro idrogeologico che ancora sta sconvolgendo l’intera Romagna”
Agroalimentare, servizi, costruzioni, industria, trasporti e logistica, sociale, culturale, turismo. Appartengono ai settori più disparati le oltre 100 cooperative romagnole colpite dall’alluvione dei giorni scorsi. A fare un primo bilancio dei danni è LegaCoop Romagna.
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“Una ripercussione di entità epocale, direttamente proporzionale al disastro idrogeologico che ancora sta sconvolgendo l’intera Romagna, con impatti particolarmente significativi nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena”, fa sapere la centrale cooperativa. “Il comparto agricolo è ormai in ginocchio in tutte le sue filiere, dall’ortofrutta, alle sementi, al settore vitivinicolo, con impatti che si estendono dalla produzione, alla lavorazione e trasformazione. Le prime stime, in aggiornamento, lasciano già intravedere un crollo delle produzioni estive e autunnali, con conseguenze molto pesanti non solo sui soci produttori ma anche sull’occupazione, a partire da quella stagionale”, prosegue la Lega.
Fra gli esempi più significativi del disastro economico provocato all’agricoltura, “gli oltre 6.000 ettari completamente e ripetutamente allagati delle cooperative braccianti del ravennate, che hanno perso la grande parte delle relative produzioni”. Ci sono, poi, “i danni ingenti e le erosioni alle spiagge, già allestite per la stagione turistica, che si registrano indistintamente su tutta la riviera romagnola, anche se, per fortuna, la stagione turistica non è in alcun modo a rischio ed anzi sono già iniziate le operazioni di ripristino”.
Diverse, soprattutto nella bassa Romagna, sono le cooperative industriali che, avendo subito allagamenti, hanno forzatamente, prima fermato e poi diminuito la produzione. Allagati e fermi i cantieri edili del cesenate, forlivese e ravennate.
L’allevatore di suini Paolo Mazzotti che nella sua azienda agricola La Panighina, ad Albereto, sotto Faenza, prima dell’alluvione contava 1.750 capi. “Sono due giorni che tiriamo fuori animali morti. L’acqua nel giro di 24 ore si è ritirata ma ora è rimasto il fango”, racconta all’ANSA Mazzotti. “Siamo stati travolti da una furia che era impossibile arginare. L’allerta c’è stata ma da quando abbiamo visto l’acqua a quando è arrivata è stato un lampo. In un attimo abbiamo avuto un metro e mezzo d’acqua; la violenza dell’inondazione ha portato via tutto, anche le protezioni che avevamo previsto. A quel punto c’era solo da aspettare che passasse tutto”.
In questi giorni “tanti amici ma anche gente che non conosco è corsa in nostro aiuto”, sottolinea l’imprenditore. “Siamo la terza generazione – dice Mazzotti – nel ’57 mio nonno, nel 1981 mio padre e dal 2012 l’ultima generazione, ma in tanti anni non è mai successa una cosa del genere”
-Allagamenti ed evacuazioni hanno interessato, purtroppo, anche i servizi residenziali di diverse cooperative sociali. I danni alle infrastrutture, gravissimi soprattutto nelle aree collinari e la chiusura di decine di arterie viarie allagate, stanno ancora impedendo a un numero significativo di lavoratori di raggiungere i luoghi di lavoro e rendono difficili i trasporti di merci, con danni gravissimi, in particolare, per l’approvvigionamento della grande distribuzione.
A questo si aggiungono i fermi di attività legati al maltempo, ad iniziare dal comparto della pesca, che segnala però un’esigenza di pulizia del mare da tronchi e rifiuti affluiti con le esondazioni, che non ha eguali. “Questa prima valutazione ci porta ad identificare fra le imprese coinvolte, 39 cooperative di Forlì-Cesena, 51 di Ravenna e 12 di Rimini”, è la prima stima di Legacoop Romagna, che chiede “l’emanazione di una legge speciale di sostegno ai territori colpiti, che abbia le caratteristiche della massima urgenza, partendo dalla evidenza incontrovertibile che la Romagna sia stata colpita da una calamità naturale di portata eccezionale e storica”.
Superata la prima fase emergenziale e conclusa la rilevazione e la stima dei danni, “servirà inoltre che si dia attuazione, ricorrendo a nuovi strumenti di programmazione e pianificazioni anche straordinari, compresa una urgente riconversione dei fondi non utilizzati o non ancora programmati del Pnrr, a un piano per la ricostruzione, la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio, a contrasto del dissesto idrogeologico, con particolare riferimento alle frane e al reticolo idrografico”.
(foto ANSA)