I 13 Paesi membri dell’Opec si riuniscono oggi a Vienna in vista dell’incontro di domani con i loro dieci alleati, tra cui la Russia, per decidere il livello di produzione di petrolio nei prossimi mesi
In un contesto di notevole incertezza sull’evoluzione dell’economia globale e della domanda di energia, la riunione dell’Opec+ suscita grande attesa nei mercati del greggio. Gli investitori del settore attendono di sapere se l’alleanza guidata da Arabia Saudita e Russia, responsabile del 40% della produzione globale di greggio, chiuderà i rubinetti per la terza volta da ottobre o lascerà invariato l’attuale livello di produzione.
Dopo una chiara tendenza al ribasso nelle ultime settimane, i prezzi del petrolio hanno chiuso la settimana in rialzo, favoriti dall’approvazione negli Stati Uniti del disegno di legge per innalzare il tetto del debito ed evitare che il Paese vada in default.
Il Brent si è attestato venerdì a Londra a 76,08 dollari al barile, in rialzo del 2,45% rispetto alla chiusura della seduta precedente, mentre il prezzo del Texas Intermediate (Wti) è salito del 2,64% a 71,74 dollari. Questi prezzi, sebbene abbiano recuperato parte del terreno perduto, sono ancora ben al di sotto dei livelli di oltre 100 dollari/barile di un anno fa e non soddisfano l’Opec+, che da mesi cerca senza successo di raggiungere un livello superiore agli 80 dollari.
A tal fine, ha deciso di ritirare dal mercato due milioni di barili al giorno (mbd) a partire dal primo novembre e all’inizio di aprile ha annunciato nuovi tagli volontari (cioè non vincolanti), per un totale di 1,66 mbd, che sono entrati in vigore il primo maggio. Se pienamente attuati, questi tagli rappresentano circa il 4% dell’offerta globale di petrolio e lasciano la quota di produzione totale dei 20 Paesi che si sono impegnati a limitare il loro pompaggio (tutti i membri dell’Opec+ tranne Venezuela, Iran e Libia) a 39,19 mbd.
“Ho informazioni sui colloqui degli Stati membri dell’Opec, ma non posso dirvi nulla. Ma tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha dichiarato ai giornalisti il vice ministro iraniano del Petrolio Amir Zamaninia. “I principali produttori di petrolio avranno l’ultima parola”, ha detto Zamaninia. L’Iran, da parte sua, non è coinvolto in questa discussione, perché la sua produzione di petrolio è al di fuori degli accordi Opec+ a causa delle sanzioni.
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