
L’avvocato della class action Usa contro questa sostanza inquinante e cancerogena ha recentemente testimoniato a Vicenza
Tre gruppi chimici statunitensi, Dupont de Nemours, Chemours e Corteva pagheranno 1,185 miliardi di dollari per risolvere un contenzioso e le richieste di risarcimento in seguito alle denunce di aver contaminato fonti d’acqua con le sostanze chimiche note come Pfas, Poli- e Per-fluoroalchiliche.
Le società costituiranno collettivamente un fondo di risoluzione e contribuiranno con 1,185 miliardi di dollari.
Robert Bilott, protagonista di class action che hanno spinto sia 3M che DuPont a transazioni dal valore enorme, a favore di alcune migliaia di persone, ha testimoniato recentemente al tribunale di Vicenza per il processo alla Miteni.
La storia è solo apparentemente lontana, pur essendo avvenuta sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico a cominciare dagli anni Novanta. In realtà interessa da vicino l’Italia, perché 3M e DuPont dal 1999 erano in contatto proprio con Miteni, la società di Trissino, in provincia di Vicenza, ritenuta la causa dell’inquinamento della falda di tre province del Veneto (Vicenza, Padova e Verona) che interessa una popolazione di almeno 350mila persone.
La lunga deposizione dell’avvocato Bilott al processo per disastro ambientale ha confermato che le multinazionali americane scoprirono gli effetti nefasti dei Pfas ben prima che ciò avvenisse in Italia.
Quando ebbero la conferma, aprirono però canali informativi con una serie di aziende nel mondo, tra cui la Miteni. A partire dagli anni Duemila ci fu uno scambio di dati riguardanti la presenza di sostanze tossiche nel sangue dei lavoratori dello stabilimento di Trissino, prima ancora che uno studio Irsa-Cnr verificasse nel 2013 lo stato di inquinamento degli acquedotti del Veneto.
Si trattava dei rapporti che il medico della Miteni, il consulente Giovanni Costa (ora docente all’Università di Milano, è imputato a Vicenza), aveva elaborato a partire dal 2000. I contenuti delle analisi erano stati inviati anche allo Spisal di Vicenza, la struttura dell’Ulss Berica dipendente dalla Regione Veneto, senza però che in Italia nessuno avesse la percezione del grave rischio che correvano i lavoratori.
Questi ultimi solo dopo molti anni hanno fatto ricorso alla Cgil che con un esposto ha dato il via a un procedimento penale per omicidio e lesioni colpose legate alla produzione di Pfas che è ancora aperto, seppur con una richiesta di archiviazione.
(foto SHUTTERSTOCK)