Savona: “urgente riallineare la tassazione per le diverse forme di risparmio”. I delisting, riferisce la relazione annuale della Consob, hanno privato Euronext Milan di 28,7 miliardi di euro di capitalizzazione, quasi il triplo del valore (10,5 miliardi) di tutte le società di Euronext Growth
«L’inflazione è come un’Idra dalle molte teste; se una viene tagliata e cauterizzata, agiscono le altre e un’elevata inflazione crea i presupposti anche per una deformazione della democrazia e l’emersione di forme di violenza sociale». A lanciare l’allarme è il presidente della Consob, Paolo Savona, nel suo discorso al mercato finanziario.
«Gli aumenti del costo della vita si sono trasmessi alla tassazione, ma non ai salari, che hanno finora mostrato maggiore rigidità. La ricchezza finanziaria continua a registrare un grave depauperamento del suo valore reale – ha aggiunto. – Moneta, banche e mercati dei capitali sono sospinti nella stessa direzione dalla forza della tecnologia, che già svolge un ruolo importante nello sviluppo reale e nella stabilità sociale. Diventa perciò urgente riconsiderare come riallineare oneri e regolamentazioni, anche fiscali, tra le diverse forme di investimento del risparmio, sanando distorsioni stratificatesi nel tempo e contrastando l’iniquità distributiva che essi determinano».
Lo spread sui titoli di Stato italiani “sottovaluta” le capacità del Paese, la competitività delle imprese e l’alto livello di risparmio. Il motivo dello spread alto è nel livello elevato del debito pubblico e per una valutazione “da parte di una ragione scevra di pregiudizi“, osserva il presidente, “invece di perseguire una riduzione del debito pubblico, che avrebbe effetti certamente deflazionistici, è importante e urgente un rapido ritorno a un avanzo primario del bilancio statale, accompagnato da un andamento del nuovo indebitamento proporzionato all’andamento della crescita del Pil e del risparmio privato che lo deve accogliere“.
Nella relazione annuale della Consob si legge che il 2022 è stato l’anno in cui Piazza Affari ha registrato il maggior numero di addii e il peggior saldo tra entrate e uscite dal 2010, con 15 società che hanno lasciato il listino principale a fronte di solo 6 nuovi ingressi. I dati confermano la disaffezione verso la Borsa milanese, che nel 2010 poteva contare su 272 quotate domestiche, a fronte delle 220 del 2022 (-19%).
Nel 2022 non ha aiutato, ricorda Consob, l’instabilità generata dalla guerra che “ha indotto circa 20 emittenti a rinunciare o a rinviare” lo sbarco in Borsa. I delisting hanno privato Euronext Milan di 28,7 miliardi di euro di capitalizzazione, quasi il triplo del valore (10,5 miliardi) di tutte le società di Euronext Growth, il segmento dedicato alle pmi, i cui componenti sono sì saliti da 174 a 190 ma sul quale la liquidità resta bassa, con un controvalore degli scambi annuo sceso da 4,5 a 2,9 miliardi.
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