Il sociologo Paolo Gerbaudo pubblica su The Guardian una riflessione sull’influenza del patron di Fininvest e di Forza Italia su The Guardian
Quando il 16 novembre 2011 lasciò precipitosamente la residenza ufficiale del presidente del Consiglio, Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi sembrava un uomo umiliato. Le finanze italiane erano in difficoltà, con gli investitori internazionali che scommettevano contro i buoni del tesoro del paese; i pubblici ministeri lo stavano alle calcagna a causa del famigerato scandalo “bunga bunga”, che ha coinvolto una prostituta minorenne.
Gli alleati europei Nicolas Sarkozy e Angela Merkel avevano reso pubblico il loro disappunto nei suoi confronti. Pochi avrebbero immaginato all’epoca quanto la politica futura avrebbe seguito il modello populista di Berlusconi.
Berlusconi è morto a 86 anni: era ricoverato in ospedale a Milano, in cura per un’infezione polmonare. Eppure, guardati intorno e puoi vedere la sua eredità ovunque. In effetti, gli anni che seguirono l’uscita di Berlusconi dall’incarico rivendicarono il suo stile politico, che combinava un’estrema personalità politica, un uso abile dei media visivi e una spudorata demagogia, il tutto per attingere alla disillusione e al cinismo degli elettori riguardo allo status quo.
È difficile pensare a un altro politico più prefigurativo della politica che verrà.
Molti politici populisti di destra che erano dominanti negli anni 2010 sono stati paragonati a Berlusconi, primo fra tutti l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Come Trump e ben prima di lui, Berlusconi ha insistito sul fatto di non essere un politico in carriera ma piuttosto un “self made businessman” di successo, che aveva deciso di entrare in politica per salvare il suo Paese dalla sinistra.
Come Trump, Berlusconi deve il suo successo al suo uso straordinario della tv, che, nel suo caso, è stato facilitato dal fatto di possedere la maggior parte dei canali televisivi privati del Paese. E infine, proprio come Trump, Berlusconi ha preso d’assalto la scena politica ignorando tutte le norme di cortesia e cortesia istituzionale, presentandosi assurdamente vittima di giudici e autorità elettorali, senza mai rifuggire dalle tattiche più volgari e sensazionalistiche per catturare l’attenzione del pubblico, inclusa la sua famosa propensione per gli scherzi sessuali.
Berlusconi incarnava quello che Antonio Gramsci descriveva come il “gusto per l’opera” del popolo italiano, con i suoi comizi e interventi televisivi caratterizzati da momenti che si sarebbero degni di uno spettacolo di varietà. In termini di contenuto politico, però, era semplicemente un neoliberista: la sua rivoluzione fu quella del taglio delle tasse e della burocrazia e della deregolamentazione del lavoro. In effetti, è meglio visto, storicamente, come l’anello di congiunzione tra neoliberismo e populismo.
In Italia, Berlusconi è stato determinante nel permettere all’estrema destra di entrare nella politica mainstream, stringendo alleanze con il partito separatista Lega Nord e con il partito post-fascista Alleanza Nazionale, da cui discende il partito dell’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Meloni è venuta alla ribalta per la prima volta servendo come ministro della gioventù nell’ultimo governo Berlusconi).
Curiosamente, con il senno di poi, lo spostamento della politica italiana sempre più verso la destra nazionalista ha fatto apparire Berlusconi relativamente moderato. Eppure il suo costante attacco ai lavoratori, i suoi legami segnalati con la mafia, la sua manipolazione del sistema legale, le sue disastrose politiche economiche che hanno accelerato il declino industriale del paese e la sua celebrazione dell’individualismo estremo hanno posto le condizioni per l’attuale svolta reazionaria dell’Italia.
Un elemento chiave del suo successo, che è stato imitato dai populisti di destra di tutto il mondo, è stata la sua capacità di trasformare le accuse contro di lui in carburante per la sua sopravvivenza.
La carriera di Berlusconi è stata notoriamente costellata di processi per reati di mafia, corruzione ed evasione fiscale. In risposta, ha adottato un duplice approccio. Da un lato, ha insistito con forza sul fatto di essere innocente, vittima dei giudici comunisti, la persona più perseguitata della storia umana.
D’altra parte, a beneficio dei suoi sostenitori più disonesti, specialmente quelli di una classe imprenditoriale spesso impegnata in pratiche illegali o borderline, spesso strizzava l’occhio al fatto che il suo comportamento non era poi così incontaminato, ma di chi lo è?
Gli echi con le attuali tribolazioni legali di Trump negli Stati Uniti sono chiari e non sono di buon auspicio per coloro che pensano che il destino dell’ex presidente sarà segnato da un’altra accusa.
In Italia, l’ascesa di Berlusconi è stata resa possibile dalla stanchezza che la liberal-democrazia italiana ha coltivato nella gente comune, sin dallo scandalo corruzione Tangentopoli dei primi anni ’90. In altri paesi, figure di destra hanno depredato sentimenti simili di disillusione nei confronti della politica che non sembra promuovere gli interessi di nessuno tranne che dell’élite.
Finché la politica è vista – a volte a ragione – come una grande “palude” (per citare la retorica trumpista) di corruzione e ipocrisia, la politica cinica di cui Berlusconi è stato il pioniere e i populisti di destra perfezionati, continuerà a trionfare.
L’unico modo per spezzare questo incantesimo tossico è reinfondere alla politica una missione morale ma tangibile che di fatto porti miglioramenti concreti alla cittadinanza. Questo è esattamente ciò che Berlusconi non è riuscito a fare.
(foto ANSA)