
Per ora l’unico passaggio concreto è l’apertura del testamento del fondatore del gruppo, che tra l’altro non sarà immediata
Non si è fermata la corrente di acquisti su Mfe-Mediaset, a un giorno dalla morte del patron Silvio Berlusconi (in una foto del ’95, al centro, con Fedele Confalonieri a sx, e Ubaldo Livolsi a dx), ma le ipotesi di vendita o anche solo proposte da parte di possibili acquirenti non sono all’orizzonte.
Come riferisce l’Ansa, è vero che Vivendi dopo un braccio di ferro durato cinque anni è ancora azionista con oltre il 20% del Biscione. O che le ipotesi, tutte di stampa, di cordate italiane guidate da Urbano Cairo possano essere suggestive.
Ma per ora l’unico passaggio concreto è l’apertura del testamento del fondatore del gruppo, che tra l’altro non sarà immediata. Mentre a breve è possibile la definizione del dossier di Ei Towers, della quale Mfe-Mediaset detiene ancora il 40%, e che potrebbe integrarsi con Rai Way.
LEGGI Le incognite sul futuro delle aziende di Berlusconi
Ma l’effetto psicologico su titoli molto volatili è sempre forte e così è stata ancora una seduta di ampio rialzo per Mfe-Mediaset in Piazza Affari: il titolo B, quello più rappresentativo con dieci diritti di voto, ha chiuso in aumento del 7% a 0,75 euro, ai massimi da un anno e mezzo, mentre Mfe A ha segnato un rialzo finale del 13% a quota 0,56.
In aumento anche Prosieben, gruppo del quale il Biscione è ampiamente primo azionista con quasi il 30% delle quote: il titolo della società tedesca è salito a Francoforte del 2%, così come Mondadori a Milano, della quale Fininvest detiene la maggioranza assoluta.
Meno coinvolta da questa corrente di acquisti Mediolanum, della quale il Biscione ha in cassaforte circa il 30%, che ha chiuso sulla parità. “Riteniamo che sarà importante verificare i nuovi assetti in Fininvest” alla luce delle disposizioni testamentarie lasciate dal fondatore, affermano gli analisti di Equita. Ma il gruppo e la famiglia sono solidi, con Fininvest che detiene il 50% esatto dei diritti di voto nella holding Mfe.
Spazio per scalate, dopo il timore che i francesi volessero prendersi tutto, proprio non c’è.
LEGGI ANCHE Berlusconi, la successione da tre miliardi: cosa succede
Ma la Borsa muove facilmente titoli dal flottante assai basso come quelli di Mfe-Mediaset ed è sufficiente il riposizionamento di qualche fondo per un rialzo evidente. “Da un punto di vista strategico e operativo ci aspettiamo che il gruppo dopo la morte del fondatore operi in continuità”, è il parere degli analisti di Intermonte, secondo i quali non si assisterà a cambiamenti neppure nell’azionariato di Banca Mediolanum.
E, a parte la volontà degli eredi, le ragioni sono chiarissime. Vivendi, che dal punto di vista ‘industriale’ sarebbe il candidato più accreditato per un’eventuale integrazione, nonostante la guerra sia finita da non molto, è ancora socia importante del Biscione solo perché ha in carico le azioni Mfe a circa 1,3 euro, circa il doppio delle quotazioni recenti. E quindi, come prevedono gli accordi, non avvierà la sua progressiva uscita dal gruppo italiano fino a quando le condizioni di mercato non cambieranno.
E anche Fininvest, se mai volesse, avrebbe serie difficoltà a vendere, avendo anche lei in carico il gruppo televisivo a ben altri prezzi rispetto alle attuali quotazioni, nonostante il recupero delle ultime due sedute.
Quello che potrebbe accadere a breve è invece la definizione della partita di Ei Towers, che porterebbe a Mfe una forte liquidità. L’idea da tempo è quella di una fusione con Rai Way, anch’essa salita di circa il 2% nell’ultima seduta di Borsa.
E anche qui gli analisti sono chiari “Nel caso di un cambio di controllo” di Mfe “rimane sempre il tema del ‘golden power’ da parte del governo: riteniamo che potrebbe accelerare il dossier Rai Way-Ei Towers che permetterebbe di meglio valorizzare Ei Towers in Mfe”, conferma Equita, ribadendo che nel frattempo dovrebbe ridursi lo sconto fra le azioni A e B del gruppo. Come sta accadendo.
(foto ANSA)