
Come nella votazione di due settimane fa, la commissione si è spaccata a metà, 44 a 44, lasciando un pareggio che non ha permesso di approvare il testo
La battaglia del centrodestra europeo contro il Green deal ha segnato un primo punto, anche se non definitivo. La proposta di legge sul ripristino della natura, dopo lunghe trattative e un rinvio del voto, è stata oggi respinta dalla commissione Ambiente del Parlamento europeo e pertanto presenterà alla plenaria la proposta di respingere il testo emendato. Lo riporta LaPresse.
Come nella votazione di due settimane fa, la commissione si è spaccata a metà, 44 a 44, lasciando un pareggio che non ha permesso di approvare il testo. A determinare la bocciatura è stata la presa di posizione del Ppe, che ha votato compatto assieme alle destre di Id ed Ecr, mentre i liberali di Renew hanno votato otto a favore e quattro contrari.
Si tratta del primo stop di uno dei provvedimenti cardine del ‘Fit for 55’, il Green deal europeo cavallo di battaglia del programma della Commissione von der Leyen. La partita, tuttavia, si gioca tutta dentro al Ppe, che si sta smarcando sempre più dalla maggioranza ‘Ursula’ nel sostegno ai provvedimenti sulla transizione verde e avvicinando alle posizioni dell’opposizione di destra dei sovranisti e conservatori.
Questa almeno sembra essere la linea del presidente Manfred Weber, che rafforza i sospetti di chi vede all’orizzonte una riproposizione dell’alleanza del centrodestra italiano anche alle europee del prossimo anno. Secondo i popolari, la legge – che vorrebbe ripristinare le aree degradate degli habitat europei, fissando obiettivi e obblighi vincolanti per un’ampia gamma di ecosistemi terrestri e marini – ridurrebbe del 10% i terreni coltivati e metterebbe a rischio la sicurezza alimentare.
Ipotesi smentite dal vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, l’artefice del Green deal, secondo cui i nuovi parametri aiuterebbero le imprese e gli agricoltori a lavorare con la natura, non contro di essa, e introdurrebbero un buon investimento poiché ogni euro speso ne porta 8-38 in cambio”. Soddisfatto il governo italiano sull’esito del voto, che per il ministro per l’Ambiente, Gilberto Pichetto, “conferma che le riserve espresse dall’Italia erano fondate e condivise”.
La battaglia ora si sposta alla plenaria, probabilmente già nella prossima del 10-13 luglio, dove le sinistre e i liberali sperano di poter ribaltare il risultato e portare a casa il sì dell’Eurocamera per poter avviare i negoziati con il Consiglio. E proprio da quest’ultimo arriva un impulso alla proposta: lo scorso 20 giugno ha infatti approvato a maggioranza la sua posizione negoziale e molti Stati governati dal centrodestra – non l’Italia – hanno votato a favore.
Nel Ppe ci sono due linee che si stanno scontrando, ha osservato il presidente della commissione Ambiente, Pascal Canfin (Renew Europe, nella foto), quella di Weber e quella della presidente von der Leyen, entrambi della Cdu: ora bisogna vedere quale prevarrà nel gruppo sia in vista del voto in plenaria sia della campagna elettorale per le europee.
Secondo Canfin – che parla dell’arrivo di “un trumpismo europeo anti-verde, anti-migranti e anti-femminismo” – c’è stata una manipolazione da parte di Weber che avrebbe fatto votare i suoi nella commissione e questo potrebbe non replicarsi nell’Aula. Molto dipenderà anche dai liberali che lasciano libertà di voto ai propri eurodeputati: per uscire dall’impasse e salvare la legge il capogruppo di Renew, Stéphane Séjourné, vorrebbe proporre un nuovo testo di compromesso che convinca i più critici. I socialisti puntano al voto già alla prossima plenaria e chiedono che “Weber rinsavisca e interrompa la sua crociata personale contro Ursula von der Leyen”. “È giunto il momento di concentrarsi sull’invertire la perdita di biodiversità piuttosto che su questi giochi politici”, scrive César Luena (S&D) capo negoziatore del Parlamento europeo.
(foto ANSA)