
A fine seduta Richemont ha ceduto il 10% a 138 franchi svizzeri, contagiando Cristian Dior, Lvmh, Hermes, Cucinelli e Moncler (-2,9%)
In Europa sono scattate le vendite dei titoli del lusso fin dall’apertura della prima seduta della settimana, complice il dato sulla crescita del Pil trimestrale cinese, salito del 6,3% tra aprile e maggio contro il 7,1% atteso dagli analisti.
Determinanti anche i conti trimestrali di Richemont, l’impero del lusso che comprende i gioielli di Buccellati, Cartier e Van Cleef & Arpels, gli orologi di A. Lange & Söhne, Baume & Mercier, Iwc Schaffhausen e Jaeger-LeCoultre e gli accessori di Alaïa, Chloé, Delvaux e Montblanc, solo per citarne alcuni.
Le vendite complessive del gruppo sono salite del 14% a cambi correnti a 5,32 miliardi di euro, contro i 5,37 miliardi attesi, con un rialzo del 19% a cambi costanti. Un risultato deludente, che si è subito tradotto in una spirale negativa che ha colpito il titolo insieme ai rivali.
A fine seduta Richemont ha ceduto il 10% a 138 franchi svizzeri, contagiando Cristian Dior, Lvmh, Hermes, Cucinelli e Moncler (-2,9%).
Una prima avvisaglia del tonfo di oggi c’era già stata la scorsa settimana, all’indomani dei conti trimestrali di Cucinelli, usciti il 13 luglio a borsa chiusa, con successivo tonfo del 3,6% in Piazza Affari.
Quanto a Richemont le vendite in Europa sono cresciute del 10% a 1,13 miliardi e in Asia Pacifico del 32% a 2,24 miliardi, ma ora si scopre che la Cina cresce meno del previsto. In più nelle Americhe sono calate del 4% a 1,09 miliardi, arginate solo in parte dai progressi in Giappone (+ 6% a 424 milioni), dove nell’analogo trimestre precedente la crescita era stata del 90%, grazie a una “forte domanda locale – spiega il gruppo – e dei turisti spinti dalla debolezza dello yen”.
(foto SHUTTERSTOCK)