La crescita globale frena al 3% nel 2023, al 2,9% nel 2024. Rivista al rialzo l’inflazione
Il Fondo monetario internazionale ha abbassato le stime di crescita del Pil italiano per il 2023 e il 2024 allo 0,7%, in ribasso rispettivamente dello 0,4% per quanto riguarda l’anno in corso e dello 0,2% per il prossimo rispetto all’aggiornamento di luglio, quando le stime per i due anni erano invece state riviste al rialzo al +1,1% e +0,9%. E’ quanto emerge dalle nuove proiezioni contenute nel World Economic Outlook presentato oggi a Marrakech in Marocco dove è in corso l’incontro annuale con la Banca mondiale.
Per quanto riguarda l’inflazione l’Fmi vede i prezzi al consumo attestarsi al 6% nel 2023 contro l’8,7% del 2022 e al 2,6% nel 2024 mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere dall’8,1% del 2022 al 7,9% per poi risalire all’8%. Per quanto riguarda la traiettoria del debito il Fondo lo vede attestarsi al 143,7% nel 2023 e al 143,2% per poi scendere progressivamente al 140,1% al 2028.
L’istituto prevede che la crescita globale rallenti dal 3,5% nel 2022 al 3,0% nel 2023 e al 2,9% nel 2024. Per le economie avanzate, si stima una decelerazione dal 2,6% nel 2022 a 1,5% nel 2023 e 1,4% nel 2024, con una spinta più forte del previsto negli Stati Uniti ma una crescita più debole del previsto nell’area euro. Per gli Stati Uniti il Fondo prevede ora una crescita del 2,1% nel 2023 (+0,3% rispetto a luglio) e dell’1,5% nel 2024 (+0,5%) mentre per l’eurozona le previsioni sono state limate dello 0,2% allo 0,7% nel 2023 e dello 0,3% all’1,2% per il 2024. . Per quanto riguarda la Cina il Fondo ha tagliato dello 0,2% al 5% le stime per il 2023 e dello 0,3% quelle per il 2024 al 4,2%. Da segnalare infine la revisione delle stime per la Russia, in rialzo dello 0,7% per l’anno in corso al 2,2% e in calo dello 0,2% per il prossimo all’1,1%.
Rivista al rialzo la stima dell’inflazione sia per quest’anno, 6,9% a livello globale, che per il prossimo anno quando dovrebbe essere pari al 5,8%, ovvero 0,6 punti in più rispetto a quanto previsto a luglio. «L’inflazione sta diminuendo, ma meno rapidamente e l’inflazione di fondo (che non tiene conto di energia e generi alimentari) è persistente. Le proiezioni anticipano sempre più una flessione che non sarà graduale», ha spiegato il capo economista del Fondo, Pierre-Olivier Gourinchas, secondo cui è ancora troppo presto per capire quale possa essere l’impatto economico del conflitto in Israele.
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