L’analisi, però, non considera gli effetti sull’economia della Manovra
Secondo le previsioni del Centro studi Confindustria nel 2023 ci sarà un rallentamento estremo del PIL italiano rispetto al 2022. In quell’occasione Roma ha potuto festeggiare un 3,7%. Nella previsione del Csc per il 2023 ci dovrebbe essere un incremento annuo del +0,7%. Peggio ancora andrà nel 2024 con un +0,5% invece del +1,2% delle stime di marzo e di inizio ottobre con la nota di aggiornamento al Def. Da specificare che il dossier non considera gli effetti della Manovra sul tessuto economico.
Immediate le dichiarazioni del presidente di Confindustria Carlo Bonomi «Dobbiamo avere l’ossessione alla crescita, col maxi debito pubblico che abbiamo se non cresciamo non abbiamo le risorse per ripagarlo». «Il rallentamento è dovuto all’effetto negativo dei tassi di interesse elevati sulle imprese e sulle famiglie, e a una dinamica negativa, nell’anno in corso, del commercio internazionale». In particolare per il prossimo biennio la produzione è vista in calo a -2,3% per il 2023 e a +0,8%, nel 2024. Per quanto riguarda i consumi, quelli delle famiglie nel 2024, soprattutto nella seconda metà dell’anno, potrà contare su uno slancio a sua volta dettato dal calo dell’inflazione il che porterà a un +0,6%.
La dinamica dei prezzi al consumo in Italia vede un progressivo rallentamento intravisto già da dicembre 2022 con un +5,3% annuo a settembre 2023. In calo rispetto al +11,8% di ottobre 2022 ma ancora lontano dal 2% fissato dalla BCE. La variazione acquisita per la media del 2023 è pari al +5,7% con un allineamento al target a fine anno. Nel 2024 si parla di valori di fine 2023, assestandosi al +2,1% in media.
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