
Il ventaglio completo dei temi e le tante opzioni indicano che tutto è in campo e le trattative sono tutte aperte
La presidenza della Cop28 ha elaborato un building block, una sorta di “scaletta ragionata”, con gli argomenti centrali della Conferenza sui cambiamenti climatici da sottoporre in incontri bilaterali ai ministri dei 197 Paesi più l’Unione europea per capire che convergenza ci può essere per arrivare ad un accordo finale con il maggiore consenso possibile.
Ci sono oltre 140 fra opzioni e sotto-opzioni, contenute nel documento di 27 pagine e quindi tutte le richieste finora avanzate dalle parti. In sostanza, “c’è il futuro di tutto l’accordo di Parigi” ha commentato all’Ansa Jacopo Bencini esperto del think tank Italian Climate Network.
Si va dal nodo principale dei combustibili fossili – con le varie possibilità di uscita ed eliminazione delle emissioni di gas serra e le varie modalità di ‘abbattimento’ – al triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica, tre aspetti che compongono una sorta di ‘pacchetto energetico’ che potrebbe essere la base del nuovo accordo e del Global stocktake, gli impegni di ciascun Paese.
Ci sono poi altri aspetti che riguardano ad esempio i Paesi poveri e vulnerabili a cui va dato sostegno economico e tecnologico, a seconda delle necessità di ciascuno, l’equità collegata alla cosiddetta ‘giusta transizione’, su cui i Paesi più ricchi devono accelerare. E ancora sono i nodi della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della finanza.
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Il documento riconosce che nonostante i progressi sulla mitigazione (cioè rendere meno gravi gli impatti dei cambiamenti climatici prevenendo o diminuendo l’emissione di gas serra) e sull’adattamento (misure per prevenire o ridurre al minimo i danni) le parti non sono sulla buona strada rispetto agli obiettivi dell’accordo di Parigi.
Le tecnologie sono migliorate e diventate più accessibili negli ultimi anni e quindi devono poter essere anche nella disponibilità dei Paesi più poveri e che sono in genere meno responsabili e più colpiti dai disastri meteorologici. Viene richiesto un impegno politico chiaro affinché i Paesi vulnerabili possano godere di maggiore sicurezza, convenienza e accessibilità all’energia anche grazie alla cooperazione internazionale.
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Si riconosce il lavoro e i warning del panel di scienziati dell’Onu (Ipcc) sulla necessità di intervenire quanto prima nella riduzione dei gas serra e per frenare il riscaldamento globale provocato dalle attività umane anche alla luce del fatto che il 2023 è l’anno più caldo della storia. Gli scienziati hanno indicato la necessità di tagliare il 43% delle emissioni entro il 2030 rispetto al 2019.
Fra le opzioni si fa riferimento anche ai trasporti e alla necessità di arrivare a zero emissioni di quello su strada e nel contempo, alla necessità di ridurre anche le emissioni di metano, proteggere la natura e frenare la deforestazione, proteggere la biodiversità e assicurare la salvaguardia ambientale e sociale.
Naturalmente ogni Paese è chiamato a confermare ed eventualmente saldare i propri impegni finanziari e il documento rileva anche che sono necessari investimenti per 4.300 miliardi di dollari all’anno nell’energia pulitta fino al 2030 per raggiungere emissioni nette zero entro il 2050.
In conclusione, il ventaglio completo dei temi e le tante opzioni indicano che tutto è in campo e le trattative sono tutte aperte.
(foto ANSA)