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Economia

Made in Italy: ecco come tutelarlo. L’intervista al presidente della Coldiretti Ettore Prandini

Maria Lucia Panucci
17 Dicembre 2023
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Il presidente della Coldiretti ci ha fornito una serie di consigli utili e pratici su come difendere e proteggere il nostro Made in Italy, sostenendo quindi anche l’economia del nostro […]

Il presidente della Coldiretti ci ha fornito una serie di consigli utili e pratici su come difendere e proteggere il nostro Made in Italy, sostenendo quindi anche l’economia del nostro territorio

Dai consumi alle etichette alimentari, passando per la contraffazione del nostro made in Italy fino ad arrivare ai cambiamenti climatici. Di questo e molto altro abbiamo parlato con il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

Di fronte all’alta inflazione sempre più italiani tagliano anche l’acquisto di prodotti alimentari. Quali consigli si sente di dare per una spesa “intelligente”, di qualità ma anche economica?

«Il carrello della spesa per i prodotti alimentari da consumare in casa, nei primi nove mesi del 2023, è costato agli italiani il 9,2% in più rispetto ai primi nove mesi del 2022, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari Ismea-NielsenIQ. In questo scenario consigli per la spesa intelligente si basano su un approccio green e sostenibile: fare una lista della spesa ragionata e poi rispettarla, acquistare solo quello che serve in base ai componenti della famiglia, evitare gli sprechi, riutilizzare gli avanzi con le buone ricette della tradizione contadina, guardare il prezzo ma anche e soprattutto la qualità, conservare correttamente gli alimenti in modo da non doverli buttare perché si rovinano in fretta, cercare i prodotti dei territori nei mercati contadini di Campagna Amica che garantiscono qualità e aiutano a sostenere il lavoro e l’economia locale senza impattare sull’ambiente».

Il nostro Made in Italy è imitato in tutto il mondo e uno dei problemi che ne deriva è la contraffazione. Quanto vale oggi il falso nell’agroalimentare? Dov’è più diffuso? Quali gli strumenti per combatterlo?

«Il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo è salito a 120 miliardi di euro. Gli Stati Uniti sono il Paese che detiene saldamente la leadership produttiva con il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore che è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro. In pratica solo un prodotto agroalimentare che richiama l’Italia su 7 venduti negli States arriva realmente dal Belpaese con le esportazioni che sono state pari a 6,6 miliardi nel 2022.  In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi. Basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola, dalla mozzarella fino al Provolone. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche le conserve come il pomodoro San Marzano. Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale. La presenza sui mercati esteri è vitale per il made in Italy ma negli accordi di libero scambio va garantita reciprocità delle regole e salvaguardata l’efficacia delle barriere non tariffarie perché non è possibile agevolare l’importazione di prodotti ottenuti secondo modalità vietate in Italia».

Da cosa si riconosce che un prodotto è veramente made in Italy? Come si legge un’etichetta?

«La regola di base è leggere l’etichetta senza limitarsi al marchio commerciale. Non è un caso che recentemente lo stesso Parlamento Europeo con il voto sulla cosiddetta Direttiva “Breakfast” abbia dato il via libera all’obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate, oltre che per il miele per il quale vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l’indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele. E’ il risultato della nostra lunga battaglia per la trasparenza dell’informazione ai consumatori ed una risposta all’86% degli italiani che reputa importante conoscere la provenienza dei prodotti alimentari che acquista al punto di pagarli anche qualcosa in più secondo l’indagine Coldiretti/Censis.  La svolta in atto sulla frutta e sul miele completa un percorso iniziato nel 2000 con l’obbligo di indicare la provenienza della carne bovina consumata che si è esteso, grazie alla battaglia della Coldiretti in Europa e in Italia, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi, dal riso e pasta fino a decorrere dal 1 gennaio 2025 alla frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano. Restano ancora anonime però le provenienze del grano impiegato nel pane, nella farina, nei dolci e biscotti e degli ingredienti utilizzati nei gelati».

I cambiamenti climatici hanno creato seri problemi all’agricoltura. A quanto ammonta la conta dei danni? Quali sono i prodotti che ne hanno risentito di più? Come correre ai ripari?

«L’anomalia climatica del 2023 è stata accompagnata fino ad ora da una media di oltre 9 eventi estremi al giorno per il maltempo lungo la Penisola, tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento. Il risultato è il crollo dei raccolti nazionali che mette a rischio gli alimenti base della dieta mediterranea con riduzioni che vanno dal 20% per il vino al 30% per le pesche e nettarine ma anche la produzione dell’olio extravergine nazionale è stimata in circa 290 mila tonnellate, ben al di sotto della media dell’ultimo quadriennio. Un’annata nera per l’agricoltura italiana con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, superano i 6 miliardi a causa dei cambiamenti climatici.  L’agricoltura italiana è diventata la più green d’Europa ed è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici che impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al nostro pressing, sta finalmente aprendo le porte. Servono investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno».

Qualche consiglio utile in vista del Natale alle porte?

«Dopo la sbornia dell’on line si assiste ad un prepotente ritorno degli acquisti fatti di persona con più della metà degli italiani (56%) che vanno quest’anno a caccia di regali anche nei tradizionali mercatini di Natale compresi quelli contadini di Campagna Amica. Una opportunità per acquistare doni per se stessi e per gli altri da mettere sotto l’albero, ad originalità garantita e prezzi accessibili. Tra quanti frequenteranno i mercatini ben il 49% spenderà in prodotti enogastronomici che rappresentano l’acquisto più gettonato davanti a decori natalizi, piccoli oggetti per la casa, prodotti artigianali, dolciumi e capi di abbigliamento, secondo Coldiretti/Ixe’. La difficile situazione economica dovuta alle tensioni internazionali spinge dunque quest’anno verso spese utili che premiano soprattutto il cibo. In questo contesto è importante fare acquisti Made in Italy e sostenere le produzioni nazionali e con esse la ripresa del Paese».

Insomma i prodotti enogastronomici nostrani rappresentano un motivo di orgoglio per il Bel Paese ed il nostro compito è quello di valorizzarli al massimo, sostenendo così lo sviluppo e la crescita di una delle eccellenze che hanno reso l’Italia famosa in tutto il mondo.

FOTO: IMAGOECONOMICA

  • made in italy
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