
Dimezzato il traffico delle navi. Porti italiani è tracollo di arrivi. Si attende decisione Ue su missioni congiunte
Non c’è soltanto il problema del mar Rosso e del Canale di Suez, ma anche il Canale di Panama è in fibrillazione e se la combinazione turbolenta dovesse continuare c’è il rischio di un crollo del commercio globale. La nota è dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, che parla di “condizioni per una tempesta perfetta nel commercio globale”. Dal Canale di Suez transita circa il 12% dei traffici a livello mondiale. I numeri per i porti italiani sono vitali, dal Mar Rosso il traffico si è ridotto da 400 a 250 navi.
Un problema enorme per gli scali di Gioia Tauro, Taranto, Brindisi, Trieste e Genova che, già stanno subendo gli effetti negativi. A causa degli attacchi Houthi nel Mar Rosso “i costi di trasporto di un container tipico da Shanghai a Genova sono più che quadruplicati nel giro di un mese e mezzo +350%“. E’ quanto emerge da un approfondimento Ispi-Datalab che prende in esame anche i primi effetti della crisi sui sei principali porti italiani “da fine dicembre sono arrivati a far segnare una riduzione dei traffici commerciali superiore al 20%“.
Nell’ultima settimana gli effetti della crisi sembrano essersi ridotti, ma è ancora troppo presto per capire se si tratti di un singhiozzo o se ci saranno conseguenze di più lungo periodo. I timori sono anche sul fronte dell’energia: «Il passaggio di gas naturale liquefatto dal Qatar attraverso Suez è crollato, e a gennaio – Ispi stima – che l’Italia potrebbe vedere una riduzione delle consegne di gas qatarino del 70% rispetto alla media del 2023“. Faro puntato anche sull’inflazione, per effetti che “potrebbero essere significativi, soprattutto per l’Europa“. Infatti Ispi afferma che “gli attuali maggiori costi di trasporto dal Mar Rosso potrebbero far aumentare i prezzi generali in Europa del +1,8% entro 12 mesi, e l’inflazione core del +0,7%, rispetto a uno scenario senza crisi».
«Il canale di Suez – spiegano gli esperti Ispi – vede passare anche il 30% del traffico di container globale, con un valore annuale di circa un trilione di dollari e va incontro a una crisi per gli impatti della guerra israelo-palestinese. I ribelli Houthi delle Yemen, supportati dall’Iran, attaccano navi mercantili che attraversano lo stretto di Bab el-Mandeb e entrano nel mar Rosso, mentre al largo delle coste della Somalia crescono anche atti di pirateria».
Le conseguenze sono molteplici, dalla perdita dei carichi e danni alla flotta, ritardi di consegne, pericoli per gli equipaggi, agli aumenti dei costi diretti e indiretti delle merci. «Maersk e diverse altre compagnie hanno annunciato di voler dirottare le navi intorno al capo di Buona Speranza, cioè per una rotta che aggiunge 3.200 miglia e nove giorni di viaggio mentre Hapag-Lloyd introdurrà un servizio navetta via Gedda in Arabia Saudita – continua il rapporto Ispi. Attraverso il canale transita grano e prodotti petroliferi, 80 milioni di tonnellate di grano all’anno, 7 milioni di barili di greggio al giorno. Traffico che va prevalentemente in direzione dei paesi occidentali che cominciano a risentirne più di altri».
Per Suez transita il 40% circa dell’import-export marittimo italiano per un totale di 154 miliardi di euro. Le compagnie marittime appartenenti alle grandi alleanze strategiche che varcano Suez rappresentano il 54% del totale container che viaggiano via mare. Le deviazioni per il Capo di Buona Speranza delle grandi compagnie marittime implicano una maggiore lunghezza delle rotte strategiche. I giorni di ritardo incideranno sulla rischedulazione delle navi e quindi sugli arrivi e le partenze anche da e per porti italiani, tra cui Genova, Gioia Tauro, La Spezia, Trieste che sono tra i principali porti container ed energetici nel nostro Paese, il traffico container e i prodotti petroliferi. «Nel breve termine – prevedeva il Smr centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo – le navi potrebbero non entrare nel Mediterraneo sbarcando nel Nord-Europa, mentre nel lungo termine, non dovrebbero esservi ripercussioni sui volumi totali dell’Italia, poiché le spedizioni per la maggiore, giungeranno comunque a destinazione seppur con ritardi diffusi».
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