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Attualita'

Mario Draghi: “Per l’Europa del futuro servono debito, politica fiscale e difesa comuni”

Maria Vincenza D'Egidio
16 Febbraio 2024
Mario Draghi: “Per l’Europa del futuro servono debito, politica fiscale e difesa comuni”
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L’intervento di Draghi per il conferimento del Paul A. Volcker Lifetime Achievement Award della 40th Annual NABE Economic Policy Conference “La globalizzazione non solo non è riuscita a diffondere i […]

L'ex premier Mario Draghi alla presentazione del libro di Aldo Cazzullo

L’intervento di Draghi per il conferimento del Paul A. Volcker Lifetime Achievement Award della 40th Annual NABE Economic Policy Conference

“La globalizzazione non solo non è riuscita a diffondere i valori liberali ma li ha anche indeboliti all’interno dei paesi che ne erano stati i principali sostenitori”.

Globalizzazione, cambiamento dell’ordine economico globale a causa dei conflitti internazionali, della pandemia e del cambiamento climatici, politiche fiscali europee, solo alcuni dei tanti temi che ha affrontato un Mario Draghi a ruota libera in occasione del conferimento del Paul A. Volcker Lifetime Achievement Award nel contesto della 40th Annual NABE Economic Policy Conference Navigating Geopolitical Turbulence and Domestic Uncertainty.

La fase di profondo cambiamento che sta caratterizzando l’ordine economico globale a causa dei conflitti, della pandemia e del cambiamento climatico, porta con sé profonde sfide in termini di politica economica. Dice l’ex premier a a Washington.

Sulla globalizzazione, che secondo il banchiere ha sostanzialmente deluso le aspettative. «Affinché i mercati aperti tra i paesi possano essere sostenuti, devono esistere regole internazionali e soluzioni di risoluzione delle controversie a cui tutti i paesi partecipanti si attengono. Ma in questo nuovo mondo globalizzato, l’impegno di alcuni dei maggiori partner commerciali a rispettare le regole è stato ambiguo fin dall’inizio – Draghi ha fatto l’esempio della Cina, che durante i primi 15 anni di adesione all’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc) non ha notificato alcun sussidio del governo subcentrale, nonostante il fatto che la maggior parte dei sussidi provenisse dai governi provinciali e locali – L’ordine commerciale mondiale globalizzato è sempre stato vulnerabile alla possibilità che un qualsiasi paese o gruppo di paesi potesse decidere che seguire le regole non era il modo migliore per perseguire i propri interessi a breve termine», ha sottolineato l’ex presidente della Banca centrale europea.

«L’incapacità di stabilire un rispetto condiviso delle regole ha portato a grandi squilibri commerciali, le cui conseguenze i politici sono stati lenti a riconoscere – segnala Draghi – Tali squilibri sono insorti in parte perché l’apertura commerciale stava avvenendo tra paesi a livelli di sviluppo molto diversi, il che limitava la capacità dei paesi più poveri di assorbire le importazioni da quelli più ricchi e dava loro la giustificazione per proteggere le industrie nascenti dalla concorrenza straniera. Ma anche perché riflettevano “scelte politiche deliberate in ampie parti del mondo per creare surplus commerciali e limitare l’aggiustamento del mercato”.Queste politiche, nonostante i tentativi sul fronte della politica monetaria di generare occupazione, hanno portato a un calo sostanziale di investimenti e il rallentamento del mercato del lavoro, che è stato in buona parte delocalizzato e ha perso potere contrattuale nelle economie avanzate».

Draghi ha sottolineato come «questa fase di profondo cambiamento nell’ordine economico globale porta con sé sfide altrettanto profonde per la politica economica. Cambierà la natura degli shock ai quali sono esposte le nostre economie” ed è “probabile che, nella fase di adattamento delle nostre economie a questo nuovo contesto, si presentino shock di offerta negativi più frequenti, più irregolari e anche più ampi non “solo da nuove frizioni nell’economia globale – ad esempio conflitti geopolitici o disastri naturali – ma ancor più dalle risposte di policy che noi stessi metteremo in atto per mitigare quelle frizioni. Inoltre “la politica fiscale sarà chiamata a svolgere un ruolo più significativo, il che significa, a quanto posso aspettarmi, deficit pubblici persistentemente più alti, perché dovrà incrementare gli investimenti pubblici per soddisfare la gamma di nuove esigenze di investimento. I governi dovranno “affrontare – ha sostenuto ancora Draghi – le disuguaglianze in materia di ricchezza e reddito ed è probabile che la politica fiscale si trovi a dover svolgere anche un maggior ruolo di stabilizzazione, un ruolo che in precedenza avevamo attribuito principalmente alla politica monetaria. Ancora, visto che “stiamo entrando in un’era di maggiori rivalità geopolitiche e relazioni economiche internazionali più transattive, i modelli di business basati su ampi surplus commerciali potrebbero non essere più sostenibili politicamente».

«Queste sfide richiedono, al fine di stabilizzare il potenziale di crescita e ridurre la volatilità dell’inflazione, un cambiamento nella strategia di policy complessiva, che si concentri sia sul completamento delle transizioni in corso sul lato dell’offerta, sia sullo stimolo alla crescita della produttività, campo in cui un’ampia adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe essere d’aiuto – secondo Draghi – Ma per fare tutto questo a una certa velocità sarà necessario un policy mix adeguato: un costo del capitale sufficientemente basso per anticipare la spesa per gli investimenti, una regolamentazione finanziaria che supporti la riallocazione di capitale e l’innovazione, politiche della concorrenza che facilitino gli aiuti di Stato laddove siano giustificati. Si tratta di un nuovo approccio, che richiederà un aumento del coordinamento tra le politiche, al quale l’architettura della nostra politica macroeconomica non è progettata – spiega l’ex premier, sottolineando come – l’indipendenza non deve significare separazione, e le diverse autorità possono unire le forze per aumentare lo spazio politico senza compromettere i rispettivi mandati».

Draghi ha fatto l’esempio della risposta alla pandemia «quando le autorità monetarie, fiscali e di vigilanza bancaria hanno unito le forze per limitare i danni economici dei lockdown e prevenire una recessione deflazionistica. Una strategia coerente di policy, in questo senso dovrebbe prevedere – per Draghi, un percorso fiscale chiaro e credibile – che si concentri sugli investimenti e al contempo, nel nostro caso, preservi i valori sociali europei. Ciò darebbe alle banche centrali maggiore fiducia nel fatto che la spesa pubblica oggi, aumentando la capacità di offerta, porterà a un’inflazione più bassa domani. E, in Europa in particolare, dove le politiche fiscali sono decentralizzate, possiamo anche fare un ulteriore passo avanti finanziando una quota maggiore di investimenti in modo collettivo, a livello di Unione.

In tal senso – ha insistito Draghi – l’emissione di debito comune per finanziare gli investimenti amplierebbe lo spazio fiscale collettivo a nostra disposizione, allentando così almeno in parte la pressione sui bilanci nazionali. Allo stesso tempo, poiché il modo di spendere dell’Ue è più programmatico – spesso su un orizzonte pluriennale – investire a livello di Unione rappresenterebbe un più forte impegno a far sì che la politica fiscale sia in ultima analisi non inflazionistica, il che si potrebbe riflettere nelle proiezioni delle banche centrali sull’inflazione a medio termine»

«La natura degli shock che le nostre economie devono affrontare cambierà: è probabile che si presentino shock di offerta negativi più frequenti, irregolari e ampi, che emergeranno non solo da nuove frizioni nell’economia globale, ma ancora di più dalle politiche economiche che metteremo in atto per mitigare queste frizioni – ha affermato – Un cambiamento nella strategia di politica economica complessiva è necessario per stabilizzare il potenziale di crescita e ridurre la volatilità dell’inflazione. Questo cambiamento dovrà concentrarsi sul completamento delle transizioni in corso sul lato dell’offerta, ma anche sullo stimolo alla crescita della produttività, campo in cui una ampia adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe essere d’aiuto – sottolineando la necessità di un mix di politiche adeguate per raggiungere questi obiettivi – Un costo del capitale sufficientemente basso per anticipare la spesa per gli investimenti, una regolamentazione finanziaria che sostenga innovazione e riallocazione del capitale, e politiche di concorrenza che facilitino gli aiuti di Stato».

«La politica fiscale sarà chiamata a incrementare gli investimenti pubblici per soddisfare la gamma delle nuove esigenze, i governi dovranno affrontare le disuguaglianze in materia di ricchezza e reddito: ed è probabile che si troverà a dover svolgere anche un ruolo di stabilizzazione, precedentemente attribuito alla politica monetaria – continua nel suo intervento l’ex presidente del consiglio italiano e ex presidente della Banca centrale europea Draghi – Le persone chiedevano una distribuzione più equa dei benefici della globalizzazione, e una maggiore attenzione alla crescita economica: e per ottenere questi risultati si aspettavano un uso più attivo della pratica di governo – ha spiegato, aggiungendo che nelle comunità occidentali?- si è diffusa la percezione che i cittadini fossero coinvolti in una “partita falsata”, in cui milioni di posti di lavoro vengono spostati altrove mentre i governi e le aziende restano indifferenti».

Inevitabile l’accenno alla situazione legata alla guerra in Ucraina che, «ha evidenziato i pericoli di una dipendenza eccessiva, per input essenziali, da partner commerciali grandi e non affidabili che minacciano i nostri lavori. La guerra di aggressione ci ha indotto a ripensare non solo a dove acquistiamo i beni, ma anche da chi – ha detto – L’Ucraina sarebbe uno dei membri più grandi dell’Unione europea, con tante risorse ma anche con un enorme bisogno di ricostruzione dopo la guerra – aggiungendo che – il rischio, dopo il conflitto con la Russia, è quello di lasciare l’Ucraina da sola, perché la ricostruzione è sempre una opportunità».

FOTO: ANSA

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