100.000 miliardi di dollari: questo il volume totale del debito obbligazionario sovrano e societario registrato a livello globale alla fine del 2023. Una cifra monstre, simile al PIL di tutto il pianeta. E’ quanto emerge dal primo rapporto annuale OCSE sull’indebitamento (Global Debt Report 2024). «Dopo decenni di espansione, un rapido cambiamento del contesto macro finanziario ora pone davanti a questi mercati la prova più impegnativa da una intera generazione – afferma l’ente parigino. – Il protratto periodo di tassi storicamente bassi, che ha consentito la diffusa crescita dell’indebitamento a livello globale e l’espansione di segmenti di mercato maggiormente a rischio, ora è giunto alla fine. I tassi ufficiali elevati, l’inasprimento quantitativo e le accresciute tensioni geopolitiche stanno avendo impatti consistenti. E nel frattempo i fabbisogni di rifinanziamento sono considerevoli. Inoltre oggi i mercati obbligazionari sono anche caratterizzati da un crescente universo di investitori più sensibili ai prezzi».
Alla fine del 2023 il debito obbligazionario totale dei governi Ocse ammontava a 54.000 miliardi di dollari, con un aumento di 30.000. «In cinque Stati OCSE – recita lo studio – titoli a tasso fisso per oltre il 20% del PIL andranno maturazione in questo periodo, tra cui il Giappone (52%), l’Italia (33%), gli Stati Uniti (27%), la Spagna (27%) e la Francia (20%). Questi paesi fronteggiano accresciuti rischi di rifinanziamento se i tassi di interesse elevati persistessero per buona parte di questo periodo».
In Italia sono in scadenza entro il 2026 obbligazioni per un terzo del Pil, ma secondo l’Ocse la strategia di offrire direttamente ai consumatori titoli di Stato e accrescere la quota di investitori al dettaglio (retail) sul totale dei sottoscrittori di debito pubblico è una novità “interessante“. «Abbiamo visto da molti anni che il Tesoro ha emesso non solo direttamente al retail, ma anche usando microstrutture online. Penso che questa sia un’evoluzione interessante – ha spiegato Carmine di Noia, direttore per gli affari finanziari e societari dell’Ocse. – I titoli oggligazionari, i bond sono una buona classe di titoli e questa strategia aiuta anche per fare incontrare offerta e domanda. Penso che sia un modo appropriato di diversificare la domanda, in termini di raggiungere i consumatori, come con il Btp Italia. È una evoluzione interessante, non penso che stia aggiungendo rischi ma penso esattamente il contrario».