Continuano e conseguenze della crisi del Mar Rosso e delle tensioni causate dagli attacchi degli Houti alle navi presenti nel Canale di Suez. In questo caso il rialzo verticale è stato registrato sui costi di trasporto dell’acciaio, +150% rispetto al periodo prima della crisi. Il costo del trasporto in navi portacontainer è passato da 1.200 dollari per TEU registrato a dicembre dello scorso anno, ai 3.000 dollari, con picchi di 5.300 registrati tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Un aumento troppo forte per molte compagnie che preferiscono scegliere tragitti più lunghi che passano dal Capo di Buona Speranza con relativo allungamento dei tempi.
Un problema non indifferente se si pensa che la maggior parte dell’acciaio esportato in Italia e in Europa passa dal canale di Suez. India, Cina, Vietnam, Giappone, Taiwan e Corea del sud, nazioni che hanno esportato acciaio in Italia e in Europa, sono tutte nazioni che, per farlo, hanno scelto proprio il Canale di Suez come rotta principale. In particolare è l’India la nazione che, con 1,3 milioni di tonnellate, ha esportato più acciaio in Italia lo scorso anno. Al secondo posto la Cina con 1,1 milioni di tonnellate.
Secondo quanto dichiarato da Gian Pietro Alberti, Membro del Comitato Tecnico di Assofermet Acciai «È stato soprattutto l’effetto speculativo delle compagnie di trasporto, oggi notevolmente ridimensionato, a giustificare gli aumenti visti per tutto il primo mese dell’anno. La situazione continua comunque a essere fortemente volatile e imprevedibile, perché i prezzi dei noli cambiano repentinamente e rendono impossibile ipotizzare l’evoluzione dei costi da un giorno all’altro».