La Banca del Giappone ha ufficialmente posto fine alla sua politica di tassi di interesse negativi alzandoli per la prima volta in 17 anni, dal 2007. Il comitato guidato dal governatore Kazuo Ueda ha deciso un aumento del tasso di interesse di riferimento dal -0,1% al range compreso tra lo zero e lo 0,1%. La mossa era ampiamente attesa. Con l’inflazione che ha superato l’obiettivo del 2% della BOJ per oltre un anno, molti operatori di mercato avevano previsto la fine dei tassi di interesse negativi a marzo o aprile.
E’ stato previsto anche il progressivo abbandono del programma di controllo dei rendimenti (Ycc), adottato nel 2016 assieme alla formula dei tassi negativi, e l’interruzione degli acquisti massicci di attività rischiose come i fondi negoziati di investimento (Etf). L’istituto continuerà tuttavia ad acquistare titoli di stato per un valore “più o meno dello stesso importo” di prima: attualmente circa 6mila miliardi di yen al mese.
Questo cambiamento rende il Giappone l’ultima banca centrale a uscire dai tassi negativi e pone fine a un’era in cui i politici di tutto il mondo cercavano di sostenere la crescita attraverso denaro a basso costo e strumenti monetari non convenzionali.
La Banca del Giappone ha tuttavia avvertito che non intende intraprendere aggressivi rialzi dei tassi, affermando che “prevede che le condizioni finanziarie accomodanti saranno mantenute per il momento”, data la fragile crescita della quarta economia mondiale.
Il ministro delle finanze giapponese, Shunichi Suzuki, ha affermato che i colloqui salariali di quest’anno hanno prodotto grandi aumenti salariali perché il Giappone sta riscontrando segnali positivi nell’economia, secondo un rapporto Reuters.
Il governo metterà in atto varie politiche in modo che lo slancio positivo nella crescita dei salari continui, ha detto Suzuki ai giornalisti.