Le sfide per i vignaioli sono il sale della vita. E di sfide, belle toste, in questo Vinitaly numero 56 che si apre oggi a Verona, c’è l’imbarazzo della scelta. Gusti dei giovani che cambiano, mercati esteri ballerini, etichette salutiste che i Paesi del Nord Europa vorrebbero imporre a tutta l’Ue, tendenza all’alcol free, una raccolta, quella del 2023, tra le più scarse di sempre.
Il 2024 si presenta come un anno di riflessione, inutile stare a dire tutti i perché, ma ci sono alcune denominazioni, come il Pinot grigio, che non sono in crisi. I vini semplici, i bianchi, sono in ripresa o mal che vada mantengono la stabilità.
L’Italia simbolicamente in questi giorni si riversa a Verona per l’appuntamento del Vinitaly, per scoprire le novità e in qualche modo il futuro del vino. Un settore che fa discutere, che accende il dibattito. Che porta storia, cultura, tradizione, convivialità. Ma anche ricchezza con un indotto che conta 303mila occupati.
Nella Giornata del Made in Italy, che cade proprio oggi il 15 aprile, quello del vino è un comparto che si mette in discussione ma restando solido, che rappresenta il Bel Paese e che a Vinitaly trova la sua vetrina clou: 4300 gli espositori presenti, con 1200 top-buyer e 30mila operatori stranieri provenienti da oltre 140 Nazioni, numeri che vanno a consolidare il ruolo cruciale della fiera per il business. Mentre il centro di Verona accoglie i wine lover in Vinitaly and the City.
Una Vinitaly che guarda ai millennial e alla genZ, ai nuovi trend come i dealcolati, l’intelligenza artificiale e i tappi a vite, e che dà la parola ai giovani con un appuntamento innovativo Young to Young: Giovani Produttori incontrano giovani comunicatori.
Con oltre 4 mila cantine da tutta Italia e da 30 nazioni, Vinitaly si conferma l’unico brand fieristico rappresentativo della varietà del made in Italy enologico nel mondo. Un risultato confermato anche dalle attese di questa 56esima edizione pronta a replicare il successo dell’anno scorso con oltre 30 mila operatori esteri della domanda da 140 Paesi presenti in quartiere: un terzo del totale.
Per il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo all’apertura della manifestazione più importante per quanto riguarda il vino in Italia.
«Vinitaly non è solo un alleato fondamentale delle aziende del settore ma contribuisce al posizionamento del vino italiano nelle principali aree strategiche. Quest’anno sono 1200 i top buyer da 65 nazioni pronti a conoscere e ad avviare trattative con le imprese espositrici. Un risultato in aumento del 20% rispetto al 2023 – ha aggiunto Bricolo – ottenuto grazie una potente campagna di incoming, realizzata anche con il sostegno di Ice, che per la prima volta ha coinvolto tutti i player istituzionali della promozione. Una diplomazia del business per far crescere il settore e le imprese».
All’inaugurazione anche il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida: «Il vino italiano vale quasi di 8 miliardi di export e i consumatori sul perché mercato interno lo scelgono esprime qualità, e dà sicurezza. Magari se ne beve un po’ meno, ed è corretto bere con moderazione perché credo che la cosa migliore sia bere bene cioè qualità, al prezzo giusto per remunerare la filiera, chi produce uva fino agli enologi, i trasformatori e i distributori per dare equilibrio e creare ricchezza in questa Nazione».
Anche Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, elogia il settore e l’importanza della regione da lui amministrata nel comparto.
«Non è un caso che Vinitaly, fiera di riferimento internazionale, nasca in Veneto, a Verona. Il Veneto è la prima regione per produzione ed esportiamo circa il 36% del prodotto nazionale. Questo rappresenta una grande opportunità per noi anche dal punto di vista della promozione del territorio. Il primato produttivo va affiancato a quello turistico: 72 milioni di presenze che valgono circa 18 miliardi di euro. Questo è un grande valore ma anche un merito dei viticoltori che coltivano in Veneto circa 100 mila ettari. Dobbiamo interrompere una narrazione negativa nei confronti dei giovani, che portano innovazione e sostenibilità in agricoltura», ha concluso il governatore Zaia.