«L’Ue manca di una strategia industriale per rimanere competitiva, serve un cambiamento radicale». Ne è convinto Mario Draghi che ha parlato alla Conferenza di alto livello sul pilastro europeo dei diritti sociali a La Hulpe, in Belgio. «Per molto tempo la competitività è stata una questione controversa per l’Europa – ha detto. – Ci siamo rivolti verso l’interno, vedendo i nostri concorrenti come noi stessi, anche in settori come la difesa e l’energia, dove abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato abbastanza all’esterno. In un ambiente internazionale benigno, confidavamo nella parità di condizioni e nell’ordine internazionale basato sulle regole, aspettandoci che gli altri facessero lo stesso. Ma ora il mondo sta cambiando rapidamente. E ci ha colti di sorpresa. Nella Ue c’è bisogno di un cambiamento radicale, le nostre regole per gli investimenti sono costruite su un mondo che non c’è più, il mondo pre Covid, pre guerra in Ucraina, pre crisi Medio Oriente e ci troviamo in un mondo in cui e’ tornata la rivalita’ tra le gran di potenze».
Nell’Unione europea manca una strategia per tenere il passo in una corsa sempre più spietata alla leadership nelle nuove tecnologie. «Oggi investiamo meno degli Stati Uniti e della Cina nelle tecnologie digitali e avanzate, anche per la difesa, e abbiamo solo quattro operatori tecnologici europei tra i primi 50 a livello mondiale. Manca una strategia per proteggere le nostre industrie tradizionali da un campo di gioco globale non uniforme, causato da una simmetria di regolamenti, sussidi e politiche commerciali. Per l’ex premier serve una politica europea per garantire la catena di approvvigionamento delle materie prime critiche», ha incalzato l’ex premier.
E le decisioni non possono essere rinviate. «Non abbiamo il lusso di poter rinviare le decisioni, per assicurare coerenza tra i diversi strumenti per rilanciare la competitivita’ della Ue occorre un nuovo strumento strategico per coordinare le politiche economiche e se troviamo che non sara’ possibile dobbiamo considerare di procedere con un gruppo di paesi nel quadro della cooperazione rafforzata quale via per il completamento dell’unione del mercato dei capitali. Un’azione comune a 27 è il modo migliore per procedere in tale direzione dal momento che per mobilitare gli investimenti come regola la coesione politica, minacciata dai cambiamenti globali, richiede che si agisca insieme possibilmente sempre».