S&P ha abbassato i rating sovrani a lungo termine in valuta estera e locale di Israele ad “A+” da “AA-” e i rating a breve termine ad “A-1” da “A-1+”.
L’outlook dei rating a lungo termine passa da stabile a negativo in quanto si teme che il conflitto militare possa intensificarsi e “influenzare i parametri economici, fiscali e della bilancia dei pagamenti di Israele in modo più significativo di quanto attualmente si prevede“.
S&P stima che il deficit pubblico di Israele aumenterà fino all’8% del prodotto interno lordo nel 2024, principalmente a causa dell’aumento della spesa per la difesa.
Per stasera invece è atteso il giudizio di S&P sul rating dell’Italia, attualmente a BBB con un outlook stabile, dopo che a novembre l’agenzia di rating ha lasciato invariato il proprio giudizio. Tra la prossima settimana e la fine di maggio sono attesi anche i pronunciamenti di Dbrs, Fitch e Moody’s, a cui a luglio si aggiungerà Scope.
Solo per fare un po’ di chiarezza ricordiamo che il rating è un giudizio che viene espresso da un soggetto esterno e indipendente, l’agenzia di rating appunto, sulle capacità di una società di pagare o meno i propri debiti. Viene dunque valutata la solvibilità di un soggetto, cioè la capacità di far fronte agli impegni finanziari assunti e di generare le risorse necessarie a far fronte agli impegni presi nei confronti dei creditori. Tale giudizio è sottoposto a revisione periodica. Il rating è assegnato contrassegnando la valutazione secondo diverse scale di valori che variano in base all’agenzia che si occupa di emettere il rating stesso. La tripla “AAA” è il giudizio che indica il massimo grado di solvibilità di una società.